di Il Capo
Va in scena il 26 gennaio prossimo quello che si spera essere l’ultimo capitolo di una saga disgustosa fatta di promesse mancate, non mantenute, ipocrisie, preti pedofili che difendono la famiglia, gerarchie ecclesiastiche che organizzano manfiestazioni a protezione della famiglia e dei bambini e giustificano i vescovi che non denunciano la pedofilia dei preti. Parliamo della discussione sulle Unioni Civili del 26 gennaio prossimo al Senato, che sarà l’ultimo scoglio da superare dato che alla Camera i numeri sono altissimi, dell’ennesimo Family Day ad uso propagandistico con la Chiesa di Roma che scatenerà le sue armate cariche d’odio contro le libertà individuali di chi diritti non ne ha nessuno, e dei vari Alfano di turno che ad uso interno, dall’alto del suo 2% se gli va bene, minacceranno referendum ed ogni altra azione possibile contro chi di diritti non ne ha nessuno.
E’ opportuno ripercorrere velocemente le tappe di quella che è stata fino ad ora una indegna epopea di uomini politici che invece di pensare al paese osannavano i puttanieri e di guitti da porto di quart’ordine che appoggiano le unioni civili, ma non sono una priorità e di una classe politica indecente e finalmente minoritaria che ancora pretende di mettere i bastoni tra le ruote all’evoluzione della società.
Fu Massimo D’Alema, era il 1996 ed era segretaro del Pds, a dire che le Unioni Civili non erano all’ordine del giorno, con l’atteggiamento di grande democrata coi baffi che lo contraddistingue. Dato che il Pds non era un partito democratico, si seppellirono le istanze. Nemmeno il Colosso di Prodi fece granché: si parlò di PACS, di DICO, di CUS, di QUIQUOQUA e BLABLABLA’, tutte balle. Vennero i Ds immobili sotto l’algida direzione di Walter Veltroni troppo colto per pensare volgarmente e venne l’opposizione di Rutelli che era appena a metà del suo cammino che lo ha portato ad essere esponente di tutte le forze politiche e di tutte le correnti del parlamento, manca solo che entri in Fratelli d’Italia poi il giro è completo, che si alleò con l’orrendo Ruini e fece saltare qualsiasi possibile alleanza. Poi fu di nuovo il turno di Prodi e fu Rifondazione Comunista a metterci lo zampino, partito che anche oggi che si chiama Sel predica male e razzola peggio, tanto Vendola i diritti per lui ed il suo compagno (come tutte le lesbiche e tutti i gay con coniuge presenti in parlamento) ce li ha già. Nonostante la buona volontà di Piero Fassino di Unioni Civili nemmeno l’ombra e addirittura si fu ad un passo dallo scambiare le linee guide presenti nel trattato di Lisbona a tutela delle coppie omosessuali per indicazioni omofobe e così approvarle (il capolavoro lo fece poi Ivan Scalfarotto con una legge contro l’omofobia che grida vendetta). Poi arrivò il Partito Democratico: infarcito di integralismi beceri alla Silvia Costa lasciò all’Uomo che Smacchiava i Giaguari l’incombenza di pronunciare per la prima volta e scrivere in un programma elettorale l’orrenda espressione “Unioni Civili”. Rosy Bindi quasi ebbe un coccolone. Ci andò male perché sta ancora dove stava, ma lo Smacchiatore di Giaguari si smarrì nella giungla, perse le elezioni e poi anche il partito ed è ancora incazzato come una pantera. Per rimanere in tema felino. Capì comunque che avere a che fare con gli zoo non è il suo mestiere.
E di Unioni Civili nemmeno l’ombra.
Arrivò Renzi che disse che sul tema era “timido” e voleva le “Unioni Civili alla tedesca”: si sollevarono polveroni e strillarono anche i polli, perché Renzi è inviso ai più e scatena odi senza fine e amori senza limiti, come tutti gli uomini che non hanno mezze misure, e finalmente – dopo diversi scossoni e tira e molla – il 26 gennaio è prevista la discussione della legge. Dovesse portarla a casa oltre a far tirare un respiro di sollievo ad alcuni milioni di Italiani, alle loro famiglie e a chi li ama, Renzi darebbe un’altra lezione all’intera platea dei politici ancièn régime, che non perderanno questa occasione per cercare di farlo saltare in aria.
Dall’altro lato la Chiesa di Roma, la CEI di Bagnasco e Ruini, gli esponenti gonnuti che affermano “Ci sono bambini che provocano” o che “La Chiesa non denuncia i preti pedofili per tutelate le vittime” o peggio che possono “capire la pedofilia”: loro sono gli Alfieri difensori della famiglia in Italia, quella che scenderà in piazza con tutto il suo odio integralista, che coarterà le armate di associazioni cattoliche con il suo seguito di menzogne, falsità, bugie, pedofilia nascosta.
Poi le associazioni LGBTQI (se preferite l’acronimo LGBTQQIAAP fatecelo sapere, provvederemo) ci mettono del loro, si radicalizzano sul matrimonio egualitario, gridano, organizzano decine di gay pride tutti benvenuti, ma inutili nel loro scollamento dalla realtà politica e sociale del paese, si pestano le auguste décolleté scontate, si accoltellano per qualche partecipante in più, e dimenticano colpevolmente le numerosissime coppie lesbiche e gay stabili da anni che non si riconoscono più nell’inutile strillare di quelli che si definiscono i leader del Movimento. Tra loro i bambini delle coppie omogenitoriali che nascono da un precedente matrimonio e vivono con il padre o la madre naturale ed i loro nuovi compagni e compagne: è la stepchild adoption ad essere nell’occhio del ciclone grazie al fatto che tutti, politici, movimentisti e religiosi, attaccano l’anello debole di tutta questa storia per impedire l’approvazione della legge o sostenere l’approvazione della legge. Tutti, senza distinzione, non si curano dei bambini e ci provocano un certo brivido d’orrore.
Ora, per favore, tutti coloro che vogliono l’approvazione della Legge sulle Unioni Civili facciano un passo indietro e chiudano la bocca. A meno che non vogliano aprirla per sostenerla senza polemiche, polveroni, accuse, attacchi. Questo paese ha bisogno di una popolazione finalmente matura, chi lotta per una società migliore dia l’esempio. Noi da parte nostra, ce ne staremo zitti fino al 26. Dopo quella data la caccia è aperta.
(8 gennaio 2015)
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