di Gianfranco Maccaferri twitter@gfm1803
Le incarcerazioni e seguenti scarcerazioni di omosessuali in Senegal, come in molti altri paesi africani, qui in Europa non fanno più notizia. Nemmeno le associazioni LGBt si occupano di quelle che sono ormai delle “non notizie”, talmente è quotidiana la prassi di denunce, arresti, carcere… E fortunatamente, ma non spesso, scarcerazioni. Il giornalista Tamsir Giove Ndiaye, ad esempio, è stato rilasciato il 26 dicembre 2015. Era in carcere dal 26 giugno 2015, giudicato e condannato per “atti contro natura” con una persona dello stesso sesso.
Tamsir Giove Ndiaye è stato assolto dall’accusa di guida in stato ebbrezza e sequestro di minore, che erano gli altri due reati contro di lui.
È prassi normale che il tribunale di Dakar imponga 6 mesi di arresto per gli autori del reato quando “colti” in flagrante. Questa è stata la sua seconda detenzione per “atti contro natura”. La prima volta gli era stata concessa la libertà vigilata dopo due anni di carcere.
Questo genere di notizie ai senegalesi piacciono molto, spesso sono date in pasto dalla stampa locale che le tratta a livello di pettegolezzo e diventano immediatamente tra le più lette e commentate. Figurarsi quando ad essere arrestati, circa sei mesi fa, sono stati un gruppo di ragazzi dell’alta borghesia tra i quali c’era uno stilista di moda tra i più conosciuti della capitale senegalese. Per giorni la notizia è stata la più commentata non solo sul web, ma nei locali pubblici, nei luoghi di lavoro, tra amici, nelle famiglie.
Ritengo che, anche se può apparire contraddittorio, il discuterne rappresenti sicuramente un buon segnale: discutere significa avere la possibilità di parlarne, di ascoltare opinioni, farsi dei giudizi e anche di cambiare le proprie e le altrui idee. È molto peggio ciò che succede in altri paesi dove queste notizie non sono commentabili, non hanno spazio, non possono entrare nella dialettica del confronto.
Anche recentemente in Senegal giovani omosessuali sono stati arrestati in quanto, da versione della polizia, stavano simulando un rito di matrimonio. Tutti in carcere e poi tutti scarcerati perché il fatto penalmente perseguibile “colti in flagrante in atti contro natura” non sussiste. Lo sputtanamento invece sussiste eccome. Sputtanamento che significa perdita di credibilità anche professionale, allontanamento dalle amicizie, isolamento dalla scuola, dalle famiglie. Tante tragedie personali che poi nessuno racconta. Insomma, la morte sociale.
Il caso emblematico è stato proprio questo ultimo del finto matrimonio: il giornale online Senegalweb.com ha riportato la notizia dell’arresto degli 11 uomini, ha raccontato la versione della polizia, ha riportato la decisione della scarcerazione. Il giornale, dando prova di una eleganza sconosciuta ai giornali popolari africani, non ha divulgato i nomi degli 11 uomini e questo è un dato molto positivo. Il titolo infatti suonava così: “Gli undici imputati finalmente liberati dal procuratore”.
Poi però il giornale ha scelto, non potendo chiedere l’opinione di politici o dichiarazioni, ha riportato le parole di un Imam. Che i politici stiano zitti, spesso è un segno positivo. Significa che stanno “annusando” l’opinione pubblica, e non si espongono. In molti paesi africani i leader politici hanno addirittura basato parte della loro campagna elettorale sull’omofobia quale elemento culturale e sociale da difendere. Il fatto che in Senegal oggi tacciano su fatti di cronaca che tanto scalpore destano tra la popolazione, significa molto, o perlomeno significa che non hanno intenzione di cavalcare alcuna posizione.
L’imam Massamba Diop, della ONG Jamra, invece è stato terrificante nelle sue esternazioni, riportate dal giornale online Senegalweb.com:
“Le 11 persone arrestate nella notte della nascita del profeta Maometto e che celebravano un matrimonio gay sono omosessuali e noi abbiamo le prove. Per questo matrimonio, l’identità degli sposi è nota. Il marito è ……., la moglie è ….. “.
Massamba Diop si è poi scandalizzato scoprendo che il matrimonio è stato sigillato nella notte della nascita del Profeta e un paio d’ore dopo la celebrazione della nascita di Gesù Cristo.
In questi casi di cronaca, che dividono sempre l’opinione pubblica, specie quando i monoteismi sono usati come una clava, la libertà di un paese si misura anche esaminando i commenti dei lettori che il giornale ha lasciato senza censura.
Ne riporto alcuni stralci ed anche alcuni nell’originale francese:
L’ONG Jamra è una Ong fascista e reazionaria che assolve Boko Haram, el-Shebab, Aqumi, Al Qaeda e Daesh, che non condanna gli atti di pedofilia, ma urla quando c’è un fatto di cronaca gay…. Chi spiega a questo branco di idioti che l’omosessualità è sempre esistita e praticata dai grandi uomini (Socrate, Platone, Alexander…)
In un futuro molto prossimo, coloro che si rifiutano di accettare l’omosessualità saranno considerati criminali, paragonati ai nazisti. Che maledizione, ma questo non sorprende coloro che hanno fede.
In realtà possiamo davvero parlare di matrimonio? questo è stato solo un gioco. La religione rode il cervello sembra che lo faccia impazzire …
Gli ordini per liberare queste checche vengono da lontano, vengono dagli arcangeli del Nuovo Ordine Mondiale che estende i suoi tentacoli al mondo: il loro obiettivo è quello di distruggere le nazioni e le culture che rifiutano la sottomissione alla società dei consumi, alla lussuria e depravazione morale. Essi addomesticato il Vaticano con il cattolicesimo romano, ma l’Islam li resiste perché non incorpora i loro pensieri. Il musulmano praticante non ha questa paura della morte come hanno gli europei, per lui questo mondo è solo un passaggio. Sono gli arcangeli del Nuovo Ordine Mondiale che hanno i soldi e sono loro che controllano il nostro governo e i nostri governanti non fanno nulla contro gli omosessuali perché sono sudditi dei finanzieri internazionali. Tutto qui.
Sono commenti normali di una società che discute e si confronta, molto simili a quelli che leggiamo quotidianamente sulle notizie italiane relative ai diritti civili LGBT: Manif Pour Tous, Sentinelle in Piedi, il politico Giovanardi e suoi simili, il clero cattolico conservatore esternano spesso con visioni apocalittiche molto simili a quelle scritte da alcuni lettori senegalesi.
Così anche i lettori italiani quando si esprimono nei commenti sono sempre molto divisi, estremi, spesso sprezzanti del libero vivere altrui, senza alcuna cultura sui diritti civili, il rispetto, la tolleranza, il confronto democratico.
Certo in Senegal esiste un codice penale che prevede il carcere per gli omosessuali scoperti in flagrante; in Italia con il Codice Zanardelli si sono abolite queste discriminazioni, abolizioni confermate dal Codice Rocco con l’espressa motivazione che non si volevano creare scandali su un argomento la cui repressione era compito della Chiesa Cattolica, non dello Stato. Così che oggi in Italia ci ritroviamo con sondaggi che danno la popolazione favorevole ai matrimoni egualitari e la Chiesa Cattolica che si ritiene ancora portatrice di quell’ordine affidatogli dal Codice Rocco e che reprime l’omosessualità chiudendo occhi e bocca sui preti pedofili.
Da questa arretratezza politica tutta italiana, sorda alle opinioni dei cittadini, probabilmente verrà partorito un compromesso che è una ulteriore discriminazione: il riconoscimento e i diritti alle unioni civili, solo per le coppie omosessuali.
Il Senegal vive ovviamente una situazione molto diversa. Stiamo parlando di una popolazione che vede l’omosessualità in famiglia, in tutte le famiglie di ogni ceto sociale, culturale, economico, come la peggior disgrazia, tale da portare alcuni genitori a denunciare i propri figli alla polizia, ad allontanare, diseredare, disconoscere il figlio gay. In Italia la situazione ha spesso molte similitudini di tragedia all’interno delle famiglie, il bullismo omofobico è violento, diffuso, ancora troppo spesso assassino. Ma in Senegal la cultura profondamente omofoba è radicata al punto che quasi tutti i giovani gay sono costretti a vedere il loro futuro e il loro progetto di vita lontano dalla famiglia, dagli amici, dal Senegal. In Italia fortunatamente esiste una forte percentuale di opinione pubblica, soprattutto giovanile, che non discrimina, ma accoglie senza problemi l’omosessualità permettendo alle nuove generazioni di costruire la propria vita “quasi” serenamente.
La Francia e il Belgio sono i paesi che più ospitano comunità omosessuali senegalesi; il solo Belgio nel 2010 ha fornito asilo con protezione internazionale ad oltre 1.839 omosessuali scappati dal Senegal, ma le domande in quell’anno erano state 3.280. Sono numeri davvero impressionanti!
La speranza per il Senegal è che un dibattito aperto e civile incida sul costume e nella cultura della popolazione al punto da creare il presupposto per atti politici forti come l’abolizione dal codice penale del reato di omosessualità. Giornali aperti alle diverse opinioni, che supportano i dibattiti e i confronti, ne sono uno strumento fondamentale. Probabilmente un cambio generazionale sarà necessario per avere una reale diminuzione della omofobia tra la popolazione e tra i politici, come probabilmente le forzature dall’esterno spesso risulteranno pericolose e controproducenti in un paese fortemente e negativamente segnato dal colonialismo storico e da quello economico contemporaneo. Questo è da tenere ben presente in quanto il rischio di chiusura e radicalizzazione è enorme in un contesto geopolitico fortemente compromesso dal radicalismo religioso quale strumento di identificazione culturale.
(3 gennaio 2015)
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