di Giancarlo Grassi
L’esecuzione del leader sciita, lo sceicco al-Nimr, da parte dell’Arabia Saudita insieme ad altre 46 persone espone Ryiad e gli alleati dei Sauditi sia nella zona che in tutto al mondo alle feroci rappresaglie del mondo sciita e costringe l’Iran a gettare la maschera. Per il governo saudita i giustiziati sarebbero stati responsabili di attentati all’interno del territorio della Monarchia imputabili ad Al Qaeda e risalenti agli anni dal 2003 al 2006, ma alcuni dei giustiziati erano anche oppositori del regime ultraconservatore a maggioranza sunnita al potere in Arabia Saudita.
Furiosa la reazione di Teheran che ha lanciato i suoi Pasdaran con un monito a Ryiad che chiarisce definitivamente da quale parte del mondo viene la destabilizzazione dell’area. Il ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato che l’esecuzione di Nimr “vi costerà cara”, riferendosi ai Sauditi. L’ayatollah Ahmad Khatami, membro anziano dell’Assemblea degli Esperti della repubblica islamica dell’Iran, ha poi definito “criminale” il governo saudita, detto da uno che di regimi criminali dovrebbe intendersene. Anche i ribelli sciiti dello Yemen hanno condannato l’esecuzione e non è esagerato aspettarsi una rappresaglia all’interno di quella guerra tra sciiti e sunniti che hanno scelto come palcoscenico il mondo ad esclusivo uso di certo islamismo radicale.
L’Arabia Saudita è seconda nelle esecuzioni capitali solo alla Cina ed all’Iran ed ha messo a morte negli ultimi vent’anni più di 2.200 persone.
(2 gennaio 2015)
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