di Il Capo
Mentre l’italico popolo dei social che se fossero ministri chissà cosa farebbero, sono tutti lì a prendersela con la ministra Boschi ed il decreto salva-padre e se ci fossi io (che vorrei vederli se ci fossero loro…), la fiducia nelle banche cala fino al 16% con buona soddisfazione di quotidiani e network radiofonici che pericolosissimamente cavalcano la tigre anti-banca apparentemente inconsapevoli del fatto che se saltano le banche Italia ciao ciao… L’italico popolo dei social che se fossero ministri chissà cosa farebbero ci ricorda un po’ quei sessantottini che sfilavano per le strade, manifestavano, gettavano molotov e distruggevano vetrine per poi, una volta arrivati al potere, diventare il tappo ad una evoluzione ulteriore della società, perché l’italico contestatore vuole il potere e non contesta perché è giusto contestare o per un giusto diritto negato, no. La sua contestazione va al ministro perché è ministro e quindi toglie al contestatore il potere che quest’ultimo rivendica per sé; contesta il direttore di banca perché presumibilmente si appropria di denaro che appartiene di diritto al contestatore. Il contestatore non si ribella alle clausole del contratto che va a firmare, non chiede lumi, non contratta. Tanto può sempre lamentarsi dopo della cattiveria altrui.
L’italico popolo dei social si ribella per il gusto di avere uno sfogatoio, ma dietro il suo post indignato sta nascosto il “se ci fossi io”. Sono tutti D’Alema, Bossi e Berlusconi in pectore. Contestano Renzi e seguono Grillo (stesso spirito guittesco, sia detto con rispetto e nel rispetto delle evidenti differenze), ma se il comico genovese fosse presidente del Consiglio contesterebbero lui e seguirebbero Renzi. Sono il popolo dei mal di pancia. Dei mai contenti. Sono quelli che è sempre colpa degli altri. Ascoltano il network radiofonico e leggono il giornale che permette loro di trovare ciò che cercano, che giustificano la loro suprema indignazione, non si informano per capire come vanno le cose. Sono i contestatori del piffero che rincorrono il primo che gliela racconta giusta. Ciò che loro importa è gridare. Sono inani. Non sanno prendere iniziative. Si infuriano, corrono al computer, scrivono ciò che devono e sfogatisi, sono pronti a ricominciare da capo.
Nemmeno si rendono conto che se saltano le banche salta il Paese. E continuano a cavalcare la disgustosa informazione che li insegue dando loro esattamente ciò che cercano. Qualcuno contro il quale scagliarsi. E non stiamo scrivendo, né lo scriveremo, che ciò che è successo con Banca Etruria non sia una cosa gravissima da punire con la massima determinazione e severità.
(23 dicembre 2015)
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