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Coltellate ellegibiti, o di lettere aperte e marce per i diritti

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di Il Capo

 

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Il giorno dopo la Marcia dei Diritti si è scatenato il coltello ellegibiti: una lettera aperta del Circolo Mario Mieli di Roma (che trovate qui). Una lettera aperta di tale arroganza l’abbiamo letta poche volte, nella quale dall’alto di non si sa cosa il Circolo invita a quelli che chiama “Stati Generali, o qualcosa di analogo” con sprezzo del ridicolo, per fare fronte comune e mettere in campo le varie forze ed energie, soprattutto (…) quelle delle maggiori realtà. Perché si capisca da quale caratteristica umana nascono la discriminazione e l’antagonismo.

 

L’autore della lettera aperta che con tanto ardore paternalistico parla di fronte comune dovrebbe dirci quando ed in quali occasioni  questo fronte comune è stato fatto senza che qualcuno volesse mettere il cappello sulle varie iniziative ed i bastoni tra le ruote a qualcun altro. E’ la letterina del padre che dice ai figlioli venite a me perché possiedo il verbo, e per un’associazione che si definisce laica davvero non c’è male.

 

Si tratta di una lettera di parte non di una lettera aperta che provocherà diverse reazioni anche colorite; una lettera inutile, come inutili sono le osservazioni fatte alla Marcia dei Diritti (che da queste pagine abbiamo criticato senza fare sconti) e che giustifica non l’avere partecipato e il non avere appoggiato la marcia, nascondendosi dietro non meglio precisate capacità preveggenti sull’esito della stessa (non erano proprio del tutto inconsapevoli gli organizzatori, leggasi quest’intervista).

 

In soldoni la lettera aperta del Circolo Mario Mieli suggerisce che siccome la Marcia dei Diritti è andata male (sarebbe bello sapere su quali basi si decide che una marcia sia andata male, sulla base dei numeri? Sul successo mediatico? Sui risultati ottenuti dal punto di vista politico? Non ci pare che il Mario Mieli né le associazioni LGBT – anche quelle nazionali – possano vantarsi di avere fatto sfracelli negli ultimi anni) si deve ritornare al Mario Mieli che abbraccerà tutte e tutti con le sue capienti braccia e le sue grandi capacità politiche ed organizzative riportando il Movimento tutto allo sfavillio del passato (quale?) e sotto la grazia di Odino.

 

Ma chi vi credete di essere?

 

Negli ultimi vent’anni le condizioni delle persone LGBT di questo paese sono andate peggiorando in maniera direttamente proporzionale all’inasprirsi dello scontro tra le patetiche regine che popolano l’inutile associazionismo LGBT, attente solo al proprio pollaio, pronte a sgambettarsi l’un l’altra, in perenne gara tra chi grida e chi strilla, attente solo all’io sono la più bella ed al venite adoremus al cospetto del Presidente. Ora, complice un gruppo di persone che hanno deciso di utilizzare un linguaggio differente, pare essere venuto il momento della corsa alla restaurazione, al presentarsi come paceri prima che la guerra divampi (chi la vuole? Qualcuno pensa di farla? Dov’è la guerra? Perché si ritiene che una manifestazione che porta in piazza gente con una copertura mediatica invidiabile e che utilizza un linguaggio differente, forte, più da partito che da manfestazione popolare debba essere “inglobata” in una realtà mariomielicentrica, per quanto si ritenga discutibile ciò che la manifestazione è stata e le sue modalità comunicative ed organizzative?); in una domanda, chi siete voi che vi permettete di sputare su persone che lottano con gli stessi obbiettivi vostri?

 

Parrucchiere di paese col coltello tra i denti convinte di essere grandi statisti. Ecco cosa siete. Ed il risultato di ciò che siete sono le inutili grida e la vostra incapacità di elaborare strategie vincenti. Perché pensate solo al vostro essere Regine. E dei diritti altrui, profondamente, non vi importa nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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