di Il Capo
Era già all’Eliseo, per i cervelloni di casa nostra, l’intollerante ed insopportabilmente xenofoba Marine Le Pen. Il panorama politico francese dopo il 13 novembre è irrimediabilmente cambiato, scrivevano i professionisti del titolo per una copia in più, anche quelli che cavalcano le battaglie perse e perdono centomila copie in un mese. Sono bastate due settimane e la bionda Le Pen con bionda nipote Le Pen, simbolo femminile della Francia razzista e della politica come dinastia famigliare ereditaria, ha visto ridimensionare pretese lepeniste e giornalismo italiano. In Francia 5 regioni sono andate alla sinistra e sette alla nuova destra di Sarkozy. Alla famiglia Le Pen nulla. Anche se è vero che i leader politici che sanno cos’è la democrazia ugualmente sapranno che devono davvero tenere gli occhi aperti. Sarkozy riporta i Repubblicani alla vittoria, ed il vituperato Hollande è riuscito a tenere, nonostante sé stesso.
Il giornalismo italiano che conta, quello che non dice niente e che è tutto proiettato verso la caduta di Renzi e del suo governo, inventandosi ogni giorno una campagna nuova, viaggia verso l’implosione e con le testate sulle quali scribacchia si ritroverà nel baratro che le testate online stanno scavando, mentre il giornalismo italiano che conta finge di non accorgersene. Causa di questo precipitare nel baratro è l’incapacità di leggere gli eventi off-Italy senza un riferimento ital-centrico che in soldoni vorrebbe dire, secondo noi, che la vittoria del lepenismo in Francia avrebbe portato ad una automatica vittoria del salvin-casapoundismo in Italia, con grande soddisfazione delle teste di destra che nel giornalismo italiano continuano ad essere numerosissime, eredità del ventennio Nanista.
Ora avanti tutta verso nuove letture personalistiche, verso giornalisti che intervistano altri giornalisti, verso interviste a direttori di giornali che parlano di manfiestazioni alle quali non sono stati disquisendo di ciò che gli organizzatori avrebbero voluto fare e non sono riusciti a fare senza che gli organizzatori in questione siano mai stati interpellati per conoscerne le intenzioni. Il giornalismo che parla al suo ombelico e ai quattro gatti che ancora lo leggono su carta è lì, pronto e servito, per parlare soprattutto di ciò che non sa, perché il giornalismo italiano scrive per dimostrare di avere ragione non per informare. Come la schiacciante vittoria lepenista in Francia [sic] stà lì a dimostrare.
(14 dicembre 2015)
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