di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Alcune settimane fa, una recensione niente affatto negativa, pubblicata sul sito della rivista ‘Periodico italiano magazine’ a firma Marta De Luca, ha scatenato la reazione di alcuni dei ‘teatranti’ che questa testata on line, da sempre vicina ai principali ambienti culturali del Paese, aveva cercato di analizzare artisticamente, non senza riguardi. Ovviamente, nelle more della polemica scatenatasi sui social, scambi di ‘complimenti’ reciproci non sono mancati. Ma ciò che ha reso inaccettabile la vicenda è stato il fatto che una delle attrici della compagnia in oggetto si sia vista allontanata dal gruppo teatrale, rea di aver invitato la giornalista che aveva redatto la ‘critica’ ad assistere alla rappresentazione. In pratica, l’unica persona che si era preoccupata di rimediare un po’ di stampa ‘in sala’ ha pagato con il ‘posto’ una decisione che avrebbe dovuto essere, invece, apprezzata: il solito ‘mondo alla rovescia’ di una precisa ‘italietta borbonica’. Questo genere di episodi rendono pienamente la misura di un mondo dello spettacolo che, purtroppo, ospita al proprio interno una serie di ‘carogne’ che dovrebbero occuparsi di ben altro, poiché contribuiscono a fornire della categoria autoriale e attoriale un’ormai consueta immagine da ‘palloni gonfiati’ in delirio di onnipotenza. Vigliaccherie, truffe, insolenze, presunzioni e, purtroppo, anche qualche caso di appropriazione indebita, sono i mali che stanno minando alla base un ambiente che potrebbe ancora rappresentare un’eccellenza per questo Paese e che, invece, si ritrova ‘affollato’ da personaggi immotivatamente pieni di sé, impegnati a ‘svaccare’ sempre più il livello qualitativo e umano delle professionalità artistiche. La questione, in un certo senso, ha avuto il merito di svelare la ‘retorica’ di un settore, quello del teatro italiano, che si vorrebbe in crisi per colpa della televisione: in realtà, la tv non fa altro che ‘raccogliere’ quel che gli altri ambienti producono o stanno producendo da alcuni decenni in qua. Ed è del tutto sbagliato continuare a ragionare per ‘categorie’, come se teatro, cinema, musica, arte e televisione fossero divisi in compartimenti ‘stagni’, ben distinti tra loro, in cui i primi quattro sarebbero da santificare per la loro funzione ‘formativa’, mentre l’ultima dev’esser sempre giudicata ‘brutta’ e ‘cattiva’, perché a farla ci manderebbero soltanto ‘raccomandati’ e ‘prostitute’. Esiste, viceversa, un evidente problema di cattiva selezione all’interno dei nostri ambienti artistici presi nel loro complesso. In particolare, nelle varie accademie di formazione non s’insegna a comunicare meglio ai media progetti e proposte; non vengono minimamente affrontati gli aspetti commerciali e d’impresa di un genere di produzione che, in passato, ha saputo assorbire il cronico tasso di disoccupazione di città come Napoli, Genova e Roma; una concezione eccessivamente indulgente degli aspetti d’inculturazione popolare, già da tempo continua a giustificare ‘macchiettismi’ e volgarità che non possiedono alcun reale ‘aggancio’ con le nostre tradizioni culturali più autentiche; viene diffusa un’idea puramente ‘mercenaria’ dell’attore, perennemente tenuto a mostrare un ego ‘spropositato’ come principale metodologia comportamentale, ‘inoculata’ per ‘aiutarlo’ a ottenere facile notorietà e una maggiore capacità di ‘vendersi’ al miglior offerente. Insomma, il mondo della cultura italiana, benché rappresenti una risorsa paragonabile al petrolio per l’Iran, non può continuare a considerarsi esente da critiche per lo stato a dir poco disastroso in cui esso versa. Ed è ormai divenuto troppo facile ‘scaricare’ la colpa di tutto questo sugli altri: la televisione, il ‘berlusconismo’, la ‘sordità’ della politica, il ‘parafulmine’ del momento. Quel che manca veramente è la capacità di guardarsi ‘dentro’ con onestà intellettuale e morale, poiché anche il mondo degli autori, dei commediografi, dei drammaturghi e dei teatranti in generale non può dirsi estraneo al problema delle numerose “braccia rubate all’agricoltura”, ormai presenti in misura eccessiva all’interno del proprio ambiente. Ovviamente, i tre cosiddetti ‘artisti’ che si sono vendicati con la loro collega per una recensione non gradita, rientrano pienamente in quest’ultimo ‘frame’. All’interno del quale, saranno molto presto annoverati non soltanto metaforicamente.
(11 dicembre 2015)
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