di Daniele Santi
Con la Leopolda alle porte è quasi inevitabile che si palesino guerriglie interne ed esterne, con interviste e dichiarazioni ai giornali e iniziative, che tendono a marcare il territorio delle varie correnti del Pd, della sua sinistra interna, quella che doveva “smachiare il gziaguaro” e l’ha preso in quel posto, che sembra rimpiangere i tempo favolosi nei quali si discutevano per mesi i problemi “internamente”, e se ne risolvevan ben pochi, i tempi in cui si facevan le coalizioni con Prodi – dio com’eran belle! – con il quale ci si confrontava, si vincevan elezioni, si facevan governi che poi si facevan saltare in aria per un voto. Che bello! Quella era politica! Quelli sì che erano tempi! Tempi belli, dove nessuno poteva mettere in discussione il ruolo di coloro che predicavano benissimo, avevano un uomo capace di battere Berlusconi due volte (si chiamava Romano Prodi, l’unico che c’è riuscito) e poi lo facevano saltare in aria per interessi di partito. Poi però lo si mandava a capo della Commissione Europea, che in Italia c’era D’alema alla presidenza del Consiglio e non gli si poteva rompere troppo le scatole. Ora però lo si rimpiange Prodi. Ed anche il farlo saltare in aria. Insomma, scannarsi per vincere e poi riuscire a perdere. Più di sinistra di così.
Sembra essere questo il ragionamento che sta alla base di alcuni movimento che nascono dai dolori di pancia dei Democratici che stanno al di là di Renzi, quelli che stanno nel partito che vince per farlo perdere di nuovo e contestano i voti che arriverebbero dagli elettori di destra perché non son voti “degni” di un partito della Sinistra. Perché per essere di Sinistra in questo paese bisogna esserne degni. Basta guardare a Stefano Fassina.
Così che mentre i renziani si ritroveranno alla sesta edizione della Leopolda la minoranza Pd di Cuperlo, Lo Giudice e compagnia restauratrice organizza un evento a Roma il 12 dicembre. Era successo anche negli anni passati: nel 2014 la CGIL a maggioranza leghista organizzò una manfiestazione contro il Jobs Act, proprio nei giorni della Leopolda. Qualche anno prima, doveva essere il 2010 o giù di lì, Bersani convocò il 6 novembre a Roma tutti i segretari dei circoli Pd, proprio in concomitanza con la Leopolda di Renzi.
Insomma una minoranza che guarda al passato e a com’era bello l’Ulivo (che si poteva sempre far saltare in aria tanto un Bertinotti che si prende la colpa si trova sempre) in contrapposizione agli obiettivi di Renzi: dialogo che guarda anche agli elettori di destra e solida marcia verso il futuro. Tutto questo sta dentro lo stesso partito solidamente al governo. Governo che, dall’interno del partito che governa, si tenta di far saltare in aria in ogni modo possibile, detta brutalmente. E’ davvero una bizzarra maniera di fare politica, meno bizzara di quella che pensava a smachiare un gziaguario invece di guardare a come prendere più voti, ma vien sempre da quella scuola lì.
(8 dicembre 2015)
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