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Quelli che si ricordano dell’Aids solo il 1° dicembre e fanno finta di scandalizzarsi

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HIV AIDS 08 Condomsdi Il Capo

 

 

 

 

 

Nel 1987, molti anni fa, per liberarsi di me da un luogo di lavoro nel quale ero diventato scomodo perché ho sempre avuto la pessima abitudine di dire nei denti quello che devo dire, con grande rispetto ma altrettanta chiarezza, i miei superiori (sapete quei capetti la cui unima capacità è quella di dire “Sissignore”?, ecco merde di quel genere lì) misero in giro la voce che avevo l’Aids. Nel 1987 avere l’Aids voleva dire morte certa, e chi finiva nel tornado delle dicerie era fottuto. Socialmente parlando. Io persi molti presunti amici, persi quel posto di lavoro, ma prima di andarmene riuscii a dire urbi et orbi, in diretta radiofonica, trattavasi di emittente regionale non stiamo a speculare sui luoghi, che per fortuna non ero ammalato, e non lo sarei stato in futuro perché sempre mi sarei protetto, cosa che puntualmente ho fatto e per fortuna le cose sono andate bene.

 

Rispetto alla caccia all’untore degli anni ’80 – quanti amici e amiche ho perso, devastati dalle porcate che i loro amici, genitori, famiglie, colleghi gli avevano fatto, prima che dalla malattia – le cose sono cambiate solo superficialmente e di chi ha contratto l’HIV ci si ricorda il 1° dicembre di ogni anno, con fanfare, bollettini, rulli di tamburi e la Rai che puntualmente snocciola i dati e si preoccupa di ricordarci che il contagio aumenta, parla di congiura del silenzio, parla dell’invisibilità provocata dal silenzio e non fa mai ammenda, mai dice anche noi proni al governo e al Vaticano siamo complici di tutto questo.

 

I vari governi che si sono succeduti negli ultimi due decenni altro non hanno fatto che nascondere l’Hiv, i suoi effetti sociali devastanti, le dimensioni del contagio, le modalità di trasmissione. Nessuna educazione sessuale nelle scuole, non si parla della questione nei termini dovuti, ad occuparsene sempre e solo associazioni nazionali come Arcigay ed Anddos, legate al mondo omosessuale quasi l’Hiv fosse un problema solo degli omosessuali e le associazioni di lotta all’AIDS, mentre ragazzini e ragazzine altamente promiscui ignorano ogni tipo di protezione, padri di famiglia vanno a puttane e cercano di pagare di più per avere rapporti non protetti o all’estero, nei paradisi per padri pedofili dove Hiv e malattie sessualmente trasmissibili sono endemiche, e i ministeri della salute sono retti da integralisti religiosi che dell’Aids non vogliono parlare.

 

E la tivù nazionale di proprietà del Governo che ci viene a raccontare della congiura del silenzio, davvero non sanno cos’è la vergogna!

 

Da parte nostra, da parte dell’editore di questo piccolo quotidiano (grandissimo per le sue scelte editoriali, lasciate che ve lo dica uno che l’editore lo conosce bene) il nostro dovere lo abbiamo fatto. Siamo forse l’unico organo d’informazione online che mantiene una rubrica fissa sulle questioni legate all’Hiv ed al contagio da Hiv, che cerca di informare con più puntalità possibile sugli sviluppi delle terapie, sulla prevenzione, che in qualche modo sciorina dati. Non è abbastanza, e lo sappiamo. Promettiamo oggi di fare di più. Promettiamo di fare in modo di informare sempre di più e sempre meglio. Al resto, a proteggervi, a non discriminare, a parlare ed accogliere chi si è contagiato è compito di tutti, noi e voi, perché il vero dramma dell’Hiv sono i pregiudizi. Anche quelli che dicono che di Aids non si muore più.

 

Una bugia terribile. Informatevi, informiamoci, indossiamo i profilattici. Per proteggere gli altri e noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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