di Gaiaitalia.com
L’appuntamento di mercoledì 9 dicembre alle ore 21 nella sala della Fondazione Gottarelli, Via C. Sforza 13, ad Imola ha per titolo: “De campanis fundendis. Viaggio all’interno di un cantiere imolese del tardo Trecento”, relatrice l’archeologa Roberta Michelini.
Il sottosuolo del centro storico di Imola tuttora conserva i resti degli edifici e delle strade della città romana, venuti in luce a più riprese a causa di lavori di escavazione. Al di sotto della via Emilia, della via Appia e di alcune vie minori sono emersi numerosi tratti di strade romane pavimentate con grandi basoli di roccia trachitica – molti dei quali saranno a breve visibili nel giardino della S. Annunziata, in via di sistemazione e apertura al pubblico – cavati nei Colli Euganei e probabilmente pervenuti a Imola per via d’acqua fino a Conselice e poi su carri lungo la via Selice (così chiamata appunto per essere lastricata di “selci” di trachite).
Risale al 1227 la fondazione del convento domenicano di S. Maria della Carità, ad opera di Mainardino degli Aldighieri, sito fuori porta Piolo (oggi Porta Appia) su un lato dell’attuale viale Andrea Costa. Sull’altro lato del viale sorse, poco dopo il 1234/35, un secondo convento, denominato in un secondo tempo S. Domenico Vecchio, per distinguerlo probabilmente, da quello che sarebbe sorto in corrispondenza dell’attuale complesso dei SS. Niccolò e Domenico, in seguito allo spostamento dei domenicani (avvenuto dal 1249-50) presso quella zona (incrocio tra via Cavour e via Quarto), sita in posizione interna rispetto alle nuove strutture difensive, dove in un primo momento aveva sede solamente la cappella di San Niccolò risalente alla metà del XIII secolo.
Nel 1279 la città fu scossa da un forte terremoto che fece crollare anche S. Niccolò, ricostruita e consacrata nel 1287, anno in cui iniziarono anche i lavori per l’edificazione di S. Domenico.
A partire dai risultati dei recenti scavi archeologici effettuati nel convento di San Domenico, si farà un breve viaggio tramite diapositive fra i modi del costruire all’interno di un cantiere medievale, fra macchinari per la costruzione di alte opere murarie e fornaci funzionanti per produrre gli arredi di una grande chiesa imolese. Vi era inoltre, una fonderia per produrre campane destinate alle varie chiese della città.
Roberta Michelini è archeologa professionista; laureata in lettere classiche nel 1991 e specializzata in archeologia classica nel 1995, ha partecipato a numerosi scavi archeologici in Emilia Romagna, fra le province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena. A Imola nel 2011 ha condotto gli scavi nel refettorio del convento di San Domenico e nell’area di Porta Montanara.
L’attività professionale l’ha condotta a specializzarsi nell’ambito dell’archeologia medievale.
Dal 2005, inoltre, svolge attività divulgativa e didattica presso musei e scuole del Bolognese.
(27 novembre 2015)
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