
di Daniele Santi
Si sono riuniti. I grandi capi della nuova [sic] sinistra italiana si sono ritrovati, pare nel pomeriggio dello scorso 5 novembre, per discutere. Di cosa? Del nulla, con ogni probabilità. O forse di come rifondare una sinistra italiana rifondata decine di volte negli ultimi due decenni, che poi si è scissa, ritrovata, che è entrata in coalizione con il Pd per assicurarsi qualche poltrona in parlamento, poi si è staccata scoprendo – come se non lo avesse saputo prima – che il Pd non era sufficentemente a sinistra, che ha seguito gli unti e bisunti passi del suo capo supremo Nichi Vendola, uomo che cambia idea su tutto, a parte sulla poltrona sotto il suo sedere. Si sono ritrovati anche i quattro gatti di Rifondazione Comunista, sono quelli del capolavoro del governo Prodi fatto cadere per un voto ancora dobbiam sapere il perché, e poi Cofferati: il sindaco meno amato della storia di Bologna, bravo nel far perdere le elezioni di Genova al suo partito (ex partito, il Pd) reo di non avere fatto in modo che vincesse le primarie. Quindi Civati, ondivago creatore del niente politico e di una creatura “possibile” che ha recentemente provato il brivido del referendum contro la “buona scuola”, sparito dalle cronache e dai marciapiedi, come succede a certe passeggiatrici.
Ecco, questi sono alcuni dei protagonisti della rifondazione ennesima ventura (pare nel 2016) di un ennesimo soggetto perdente della sinistra che durerà il tempo delle elezioni salvo sfaldarsi in gruppuscoli indipendenti e rissosi nel gruppo misto, subito dopo essere entrati in Parlamento. Perché per contare (nulla) bisogna entrare in Parlamento. Con loro altri geni della politica italiana tra i quali Stefano Fassina, morto (politico) che parla e straparla, recentemente protagonista di sproloqui sulle sorti di Roma prontamente zittiti da velenosi commenti al suo post su Facebook. Oltre a L’Altra Europa con Tsipras, che non può mancare.
Pare, lo scrive Popoff quotidiano, che sarebbero già stati fissati alcuni passi da compiere: una prima assemblea a gennaio, una carta dei valori, una “Carovana dell’Alternativa”, un programma in un “cammino partecipato” che fa tanto democrazia dal basso. Poi il prossimo autunno il fiocco rosso per la nascita del “nuovo” (nuovissimo!) soggetto politico del 4%. Una rivoluzione dopo l’altra… Per dire.
Non ci resta che aspettare. Pare che fino al 2016 inoltrato non avremo la fortuna di capire ciò che ci diranno queste cariatidi per dimostrarci che ciò che è vecchio è diventato nuovo. O come spacciare per nuovo il vecchio.
(6 novembre 2015)
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