
di Paolo M. Minciotti
E’ l’ennesima tristissima e patetica storia di omofobia, ignoranza ed odio gratuito di una società maschilista e falllocentrica. Lei è una transessuale parrucchiera ( i media locali la definiscono “fake woman”, donna falsa, brutti bastardi…), che vive in Zambia, ed è stata denunciata da un tassista 19enne che si sarebbe fatto “irretire” dal fatto che lei si “spacciava” [sic] per una donna ed avrebbe “ceduto” ad un rapporto sessuale. Poi il subitaneo pentimento che, placato il giovanile ed insaziabile ormone, ha portato il 19enne e vigliacco tassista a denunciare l’oggetto del suo desiderio (saziato, così chi se ne frega).
La giustizia [sic] che rappresenta la fallocrazia dello Zambia non ha creduto alla versione della donna che ha invece affermato di essere stata violentata dal tassista. Il giudice l’ha riconosciuta colpevole di “conoscenza carnale contro l’ordine naturale” [sic] ed ora la donna rischia di passare 15 anni in prigione. Nulla è stato fatto contro il 19enne “deviato” dalla “fake woman” che ha solo saziato il suo istinto di sano maschio eterosessuale nell’età in cui lo si infila ovunque tanto i colpevoli sono sempre gli altri.
Ingiustizia è fatta. La donna ricorrerà in appello.
(4 novembre 2015)
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