di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso
Non avvertire che il clima sulle Unioni Civili è peggiorato è da irresponsabili. Da quando il progetto di legge ha imboccato l’iter dell’aula del Senato, i colpi degli avversari al provvedimento si sono fatti durissimi, incensanti. Nel Pd, partito i cui voti sono indispensabili per approvare la legge, i dubbi aumentano, i distinguo fioccano, le parti più retrive si fanno sentire su tutti i media. Manca come è evidente una assunzione piena, definitiva da parte della politica. Il totem stepchild adoption è utilizzato per danzare intorno alle unioni civili colpendole in maniera mortale, seppellendole definitivamente. E’ un film già visto di cui l’epilogo non può che essere nefasto, se non si corre presto ai ripari. I partiti, appunto, hanno sulle loro spalle tutta la responsabilità di un tira e molla che da anni ha abbondantemente stancato, anche la collettività lgbt però paga una evidente mancanza di strategia, impegnata com’è a far emergere solo protagonismi, evocando contrarietà e preavvisi di bocciatura al testo in caso questo sia mutilato in qualche sua parte. La sentenza del Consiglio di Stato, intrisa di giudizi medioevali, ci dimostra che la magistratura, come la politica, non è compatta nel voler far progredire questo paese, quindi, continua ad aver torto chi pensa che l’unica strada sia quella del ricorso alle corti di tutti i livelli, fino a quelle internazionali. C’è dentro di tutte e tutti noi una vocazione minoritaristica che non aiuta a percorrere con efficacia almeno la strada della risposta efficace, unica, determinata. Morta e sepolta la funzione nazionale e di sintesi del movimento lgbt (è una oggettiva constatazione, scevra dai giudizi politici su cui naturalmente permane un forte conflitto) collegata al fiorire benefico di tanti gruppi, associazioni, coppie, singoli e singole, che agiscono in piena autonomia, si è determinato un corto circuito di cui le scintille in molti casi provocano indubbi successi mediatici e anche qualche fatto importante (sentenze, delibere comunali, prese di posizione di sostegno) in altri, portano la discussione sul terreno preferito dagli avversari. Quando recentemente ho chiesto un passo indietro alle coppie gay maschili con figli, (sollevando l’ira funesta di gran parte dei militanti online del movimento lgbt) avevo in animo di evidenziare che quel protagonismo mediatico (che chiaramente continua) ci avrebbe consegnato a un confronto pubblico dove i nostri avversari avrebbero avuto la meglio. Così è accaduto (e il ruolo di Cassandra non mi si addice), che la stepchild adoption da norma di civiltà che tutela i bambini si è trasformata in pericoloso grimaldello per estendere in Italia le Gpa. Non è vero è tutta colpa dei cattolici integralisti, dei politici reazionari, dei “traditori” della causa, che sono contrari a quella pratica? Emotivamente comprendo la reazione, politicamente la ritengo uno scarso strumento di contro propaganda che non ha volutamente tenuto conto di ciò che pensa l’opinione pubblica in generale sulle adozioni alle persone omosessuali, e più ancor duramente sul cosiddetto strumentalmente evocato utero in affitto. Parlarne significa analizzare e mettere in campo una vera strategia, invece lanciare le scomuniche, ridurre il confronto all’attacco personale, evocando buffi complotti, si ritorna al solito tran tran. La legge va difesa tutta, compattamente, spiegandone con puntualità la valenza di provvedimento completo (non tralasciando il giudizio che si tratta di un primo piccolo passo). E’ possibile sostenere la stepchild adoption ed essere contrari alla Gpa? Sì. E’ possibile pensare che la miglior soluzione è l’estensione delle adozioni a tutte e tutti e adoperarsi per l’approvazione di questa prima legge monca e reticente? Sì. Ritrovare questa logica significherebbe (ma forse è ormai tardi?) darci la necessaria forza per portare a casa un risultato. Non c’è sicuramente più molto tempo e, chi ha ruoli, poteri, funzioni associative nel movimento, sarebbe meglio si interrogasse, al netto, delle algide pose di purezza ideologica.
(28 ottobre 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)