di Il Capo
Nel pomeriggio del 20 maggio il programma pomeridiano di Rai Uno, “La Vita in Diretta”, gerontogiornalismo per chi è alla canna del gas (o alla bombola del l’ossigeno), ha presentato uno stillicidio allarmistico su chi usa Internet e suoi suoi pericoli (tanto per aumentare il digital divide a beneficio del servizio pubblico) concentrandosi sui social network e sui pericoli del cyber-bullismo che avrebbe portato al suicidio una giovane minorenne. Tra gli ospiti in studio oltre al padre della giovane scomparsa, nessuno dei responsabili italiani di Twitter, di Facebook o Google +, o degli altri social network che vanno per la maggiore, ai quali si sarebbe potuto chiedere cosa e se stanno prendendo misure contro il fenomeno (e lo stanno facendo), invece di chiedersi come mai i genitori non operano un maggiore controllo sulle cyber-frequantazioni dei figli, il programma decide di invitare esponente del MOIGE. Anche questo è la Rai.
Nel pomeriggio del 21 maggio i conduttori e gli autori del programma superano loro stessi: invitano una coppia gay e la madre di uno dei due a parlare dell’omosessualità del figlio. La signora si esprime con frasi del tipo: “Da quando mi ha detto di essere gay mi sento più mamma” (perché prima cosa si sentiva?) o ancora, “Mio figlio ha delle caratteristiche sessuali diverse dagli altri” (forse ha il pene verde?) trionfando con “Ho dovuto metabolizzare, ma ora mi sembra una cosa normale” (tra gli applausi scroscianti ed incoscienti del pubblico). Poi si sono messi, i conduttori, a parlare di Unioni Civili. Con chi? Con Alba Parietti. Ai due ragazzi in studio, forse messi lì per mostrare due uomini che si tengono per mano dio che normalità!, non hanno chiesto nulla.
Ecco servito il viscido buonismo del gerontogiornalismo Rai. Per il quale Renzi pensa si rendere obbligatorio il canone direttamente in bolletta. Se lo scordi. Domani mi abbono a Netflix e guardo solo serie su tablet e in inglese.
(21 ottobre 2015)
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