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Rai Uno all’ora di cena o della celebrazione dell’ignoranza

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Rai Uno Frizzi-Contidi Daniele Santi

 

 

 

 

 

Sono capitato qualche giorno fa a casa di un’amica all’ora di cena; a casa della mia amica l’ora di cena è più o meno attorno alle 19, momento in cui su Rai Uno trionfa “L’Eredità” programmacondotto da Fabrizio Frizzi, ma che mi dicono essere normalmente condotto da Carlo Conti, fatto che è la risposta a molti perché.

 

Il programma si apre con un siparietto nel quale i concorrenti celebrano loro stessi con una verve che fa sospettare ci siano stati training precedenti, sono accompagnati da qualcuno (un parente, un amica, un fratello, una cugina) che ne celebra le grandi qualità umane e le doti straordinarie – che disgraziatamente per loro durante il gioco non si vedono. Non ne celebrano la preparazione, e vedremo il perché.

 

Al momento dell’uscita dal gioco per eliminazione la frase che tutti pronunciano a beneficio della trasmissione è “E’ stata una bella esperienza”, tanto che viene da chiedersi che razza di vita vivono se l’apparizione in un programma del genere viene così definita.

 

I concorrenti si barcamenano tra domande di una semplicità estrema, alle quali vengono proposte quattro differenti soluzioni; le risposte sono testimoni della spaventosa mancanza di qualsiasi tipo di pur minima preparazione culturale dei concorrenti ai quali evidentemente non viene richiesta essendo il meccanismo del gioco preparato per far vincere il più fortunato e non certamente il più preparato.

 

Il finale, per il quale è necessario essere dotati di una mente capace di seguire un filo logico, non offre quasi mai un vincitore (che si porterebbe a casa cifre interessanti), ciò che offre è la conferma che per far brillare un conduttore incolto il concorrente deve esserlo più di lui.

 

Il programma è di una bruttezza ed inutilità rare (tra gli autori figura Amadeus, impegnato nella conduzione il sabato e la domenica di un programma terrificante banalità su Rai Due), di uno squallore culturale sconcertante, ed è noiosissimo, a meno che non si decida di scaraventarsi a terra per le risate ad ogni risposta sbagliata, ma non ci sarebbe il tempo di rialzarsi tra una caduta e l’altra.

 

L’Eredità va in onda dal 2002. Sì, avete capito bene. Per acchiappare il pubblico vittima del digital divide, l’unico che continua a guardare programmi demenziali sul grande schermo (a parte certi cronisti che per raccontarveli se ne sono sorbite diverse puntate resistendo contro ogni speranza di resistenza), l’ammiraglia della tv di Stato alla quale siamo più o meno obbligati a pagare il canone che serve anche per gli stipendi di conduttori alla Carlo Conti, dal 2002 non punta su un altro cavallo. Addirittura leggo da qualche parte che il programma ha vinto il Premio Regia Televisiva per la migliore trasmissione  dell’anno nel 2006. Era meglio morire da piccoli.

 

Così vanno le cose in casa Rai. Ora non resta che sperare che le nuove tecnologie affondino definitivamente questa televisione creata apposta per rincitrullire e darsi alla produzione di contenuti intelligenti che in qualche modo, via smartphone, tablet, podcast o regalandoli via usb per le strade d’Italia contribuiscano in qualche modo ad un cambiamento, con buona ed eterna pace dei vari Conte e Frizzi di turno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(18 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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