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A proposito della legge Boccadutri approvata dal parlamento qualche giorno fa

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foto: ANSA
foto: ANSA

di Giovanna Di Rosa

 

 

 

 

 

Cercavo di parlare proprio ieri (15 ottobre, ndr) con un familiare della Legge Boccadutri che azzera il contributo ai partiti a partire dal 2017 e ricordavo, tra le grida del familiare che è vittima della sindrome del son tutti delinquenti e son santo solo io, che per comprendere bene cosa sta succedendo non basta leggere due titoli e poi rifugiarsi nel calcio, ma occorrerebbe un po’ di informazione in più.

 

Approfitto di questa discussione ridicola per mischiare privato e pubblico e provare a chiarire un po’ la questione della legge Boccadutri e chiedo aiuto ad un articolo che il Sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto – per il quale non nutro una particolare simpatia, ma che mi sembra abbia esaurientemente spiegato la questione finanziamento pubblico abolito sì/no – scritto per il quotidiano online Il Post citandone alcuni punti riassunti all’essenziale:

 

1. I partiti che hanno approvato la legge Boccadutri sono gli stessi che hanno abrogato il finanziamento pubblico, con un sistema a calare che lo azzererà del tutto nel 2017. Dopodiché resteranno soltanto le donazioni private e il 2 per mille.

2. La legge pospone il controllo sui bilanci della Commissione solo a partire dagli anni successivi al 2014, ma è vero anche che questo accade perché la Commissione non è stata in grado di fare i controlli per carenza di personale (personale che la legge Boccadutri ora le attribuisce proprio per consentirle di fare bene i controlli). (…) i fondi potranno essere erogati sempre soltanto dopo una relazione di conformità che la Commissione dovrà redigere entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge.

3. I partiti hanno dunque fatto tutto quello che la legge richiedeva, non sono stati inadempienti. Hanno nel frattempo sostenuto spese (per stipendi e pagamenti di fornitori) e ora non sono in grado di pagare quei terzi perché la commissione non è stata in grado di completare i controlli. Quindi a soffrire per l’inazione della commissione e la mancata erogazione dei fondi ci sono molte terze parti del tutto incolpevoli: lavoratori e fornitori.

4. I bilanci depositati dai partiti non sono privi di controlli (…) Essi sono certificati da società di revisione contabile con le stesse procedure, molto analitiche, previste per le società quotate in borsa. Tutta la documentazione utilizzata dalla società di revisione contabile sarà comunque depositata presso la Commissione, che sarà libera di fare tutti i controlli a campione che riterrà necessari.

5. C’è un solo partito che non deposita alcun bilancio presso la Commissione, ed è il Movimento 5 Stelle. Nel non depositare il bilancio, M5S viola un preciso obbligo di legge e subisce la relativa sanzione, che è costituita dal non poter accedere ai fondi del 2 per mille e agli altri benefici previsti dalla legge. Il Movimento 5 Stelle dichiara però di non voler accedere ai fondi del 2 per mille, e quindi considera quella che pur sempre è una sanzione per la violazione di un preciso obbligo derivante da una legge dello Stato, una specie di motivo di vanto: “noi non vogliamo i fondi pubblici, quindi non presentiamo i nostri bilanci”.

 

Tanto dovevo al mio familiare con la testa nel calcio. Scusatemi se vi ho messo in mezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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