di Il Capo
Non è che il papa argentino fan di Evita Peron abbia poi detto chissà che cosa. Si è ispirato al socialismo da striscia di Quino per dire che c’è tanta gente che ha fame, dimenticando di citare i suoi cardinali che pasteggiano a tartufo e champagne; si è ispirato al finto buonismo del paese da cui proviene per ripetere le frasi fatte che tanto contribuiscono a fare di lui un esempio di bontà, perché nella mente semplice del popolino in estasi si entra con facilità; si è schierato come sempre dalla parte dei miseri, dei derelitti e dei discriminati, salvo poi rimangiarsi tutto quando ha parlato in chiusura (e di fronte ad un milione di persone) del sostegno alla famiglia ribadendo implicitamente che c’è sempre chi è più degno di altri; ha condannato i preti pedofili, dimenticando di ricordare che la CEI ed il caro Bagnasco hanno deliberato che il prete pedofilo non deve essere consegnato alle autorità per tutelare le vittime, che bisogna davvero averla di bronzo la faccia, senza che Bergoglio spendesse una parola per sbugiardarli, i preti della sua CEI.
A parte le incongruenze bergogliane, i suoi discorsi tutto fumo e niente arrosto che non scalfiscono il granitico cattofascismo delle gerarchie vaticane e degli integralisti che di quel cattofascismo si nutrono, ciò che più stupisce è vedere masse di persone senza un punto di riferimento che non sia lo sperare, contro ogni buon senso, che un ultrasettantenne vestito di bianco che sproloquia di cose che non ha mai visto e proclama la fede in qualcosa che non può provare (per questo la chiama fede), accorrano inconsapevoli a sostenere, non sappiamo quanto spinti da fede e quanto da disperazione, il capo dell’istituzione temporale che è la prima responsabile di ogni ingiustizia, discriminazione, miseria, segregazione.
A partire dalla suprema ingiustizia che uccise quel fondatore alla quale dice di ispirarsi.
“Provo vergogna”, ha detto Bergoglio. E ne ha ben donde.
(28 settembre 2015)
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