di Giancarlo Grassi
Lo sappiamo già, il nostro spirito caustico ci ci esporrà ad alcuni calci negli stinchi ben assestati, ma a stare zitti proprio non ci riusciamo, perché ci sono già in movimento alcune delle forze bizzarre che inneggiavano a Tsipras come il salvatore dell’Europa e di tutte le democrazie in crisi finanziaria, poi i risultati li abbiamo visti. Ora è il turno di Corbyn, nuovo leader dei Laburisti inglesi che sposta decisamente l’asse del partito a sinistra. Una sinistra che ci piace. Ciò che non ci piace è altro: che spiegheremo di seguito.
Corbyn, durante l’intervento in Iraq dei sudditi di Sua Maestà fortemente voluto dall’allora leader del partito e Primo Ministro Tony Blair (con quali menzogne si è già visto e rivisto), anzi poco prima di quella discesa in campo, riuscì a portare in piazza a Londra un paio di milioni di persone a manifestare contro la guerra in Iraq, contro quell’intervento, contro quella politica che poi rivelò essere stata figlia dell’inganno. Eravamo a Londra in quel periodo, noi poveri scriventi, e ci ricordiamo tanto della manifestazione come degli articoli della stampa britannica: ferocemente schierata con l’allora inquilino del numero 10 di Downing Street.
Corbyn è uno che sa il fatto suo, un uomo proprio di sinistra, pragmatico e risoluto e soprattutto, è uno che non sembra essere vittima della sindrome della sinistra, quella che dice “siccome siamo al governo noi tutto andrà bene”. E’ un politico battagliero, deciso, carismatico. Tutte qualità che alla sinistra britannica ed europea servono assai. E’ un leader di partito che dopo la vittoria con il 59,6% dei voti interni su circa 500mila iscritti, in appena 24 ore, ha riportato 150mila iscritti al partito (dopo l’emorragia degli ultimi anni). Corbyn è vicino a Syriza e Podemos, ma è un britannico. Ed un britannico non dimentica mai di esserlo, nemmeno quando è un uomo di sinistra vicino alle cosiddette sinistre radicali europee.
Ci sentiamo quindi, e ringraziamo anticipatamente per gli insulti, di consigliare agli esponenti di certa sinistra italiana sempre pronti a cercare un dio fuori dai confini italiani – ed abilissimi nel trovarlo – ad aspettare un po’ prima di entusiasmarsi, perché anche Corbyn, pur essendo indubbiamente assai più abile di Tsipras (che non è un grande sforzo, permettetecelo), rimane pur sempre un prodotto dell’establishment politico d’Oltre Manica. Viene da quella Gran Bretagna che soltanto i britannici riescono a comprendere fino in fondo. Chi nell’isoletta europea vede una nazione pronta a farsi colonizzare da un partito alla Syriza, sbaglia di grosso i suoi calcoli. Corbyn è però un rappresentante politico degno della sete di giustizia e di uguaglianza che gran parte della popolazione del Regno Unito porta avanti con convinzione fin dai tempi di Margaret Tatcher. Una delle sue prime dichiarazioni è stata infatti: “Voglio dare speranza alla gente comune che non ne può più di ingiustizie, disuguaglianza, povertà non inevitabile”. Impeccabile.
Ora Corbyn dovrà mettere in pratica il suo programma (porre fine all’austerità, imporre più tasse ai più ricchi, rinazionalizzare alcune imprese, a cominciare dalle ferrovie) e, prima di scatenare gli entusiasmi degli orfani della sinistra italiana, spiegare da che parte sta quando si parla di Europa e del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che l’incosciente Cameron ha messo a disposizione dei populisti.
Per The Guardian Corbyn “parla come un essere umano e di problemi reali”. Di lui il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha detto: “Non c’è nulla di strano nel fatto che piaccia, la gente è ovunque stanca di partiti di centrosinistra che mettono l’accento sulla parola “centro”, facendo una politica che è più o meno la copia solo un po’ meno liberista di quella conservatrice”.
Quello di cui Corbyn non ha proprio bisogno è che certa sinistra da refettorio scolastico, certa sinistra italiana certo, non TUTTA la sinistra, lo elegga a vate designato. A condottiero risolutore delle frustrazioni di una vita. Un po’ come ha fatto con Tsipras. Corbyn può essere davvero molto di più dell’inconcludente greco cavaliere del nulla.
(13 settembre 2015)
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