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Salvini o del #bloccaitalia: quando egopatia e sete di potere sono un esercizio suicida

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Matteo Salvini 04 Umberto Bossidi Il Capo

 

 

 

Diceva un politico socialista spagnolo che intervistai a Málaga qualche anno fa per un giornale locale,  che un politico che non cerca di conquistare il potere non ha in fondo scelto il giusto mestiere, ma – aggiungeva – rincorrere solo il potere non importa in che maniera e con quali fini, non è un esercizio politico: è un esercizio suicida. La dichiarazione crediamo rispecchi in pieno il “movimento muscolare” che il leader della Lega Salvini dice di preparare per novembre 2015: una megaserrata dei negozi d’Italia (chiamata il #bloccaitalia) che nelle sue intenzioni dovrebbe contribuire a dare la “spallata” finale al governo Renzi. L’annuncio salviniano arriva nello stesso giorno in cui i dati Istat confermano la timida ripresa dell’Italia (in un contesto internazionale devastante e devastato).

 

Istat conferma che il Paese, gradualmente, lentamente, fra mille difficoltà anche congiunturali, sta uscendo dalla recessione avendo inanellato due trimestri positivi di segno più. Non vuol dire nulla, il segno negativo può sempre essere dietro l’angolo. Infatti non è politicamente rilevante il dato dell’Istat, è politicamente rilevante la ridicola ed inutile iniziativa di Salvini che testimonia l’incompetenza politica del leader di quella che doveva essere la nuova [sic] Lega che sa farsi ascoltare solo quando grida incongruenze sull’immigrazione e si finge propagandisticamente alleato degli orribili lepenisti francesi.

 

Il #bloccaitalia è un’altra sortita di una destra inconcludente dalla quale Salvini pretende di smarcarsi, ma che non ha nessun tipo di idea e nessuna capacità di mettere in pratica un quarto di ciò che dice e racconta di progettare; una destra che conosciamo bene essendo la Lega (e Salvini era già lì, sta nel movimento di Bossi e del Trota da venticinque anni) stata alleata di governo con ministeri pesanti, del sant’uomo che conosciamo come Silvio Berlusconi, un altro che doveva rifare l’Italia e che invece si è fatto solo i fatti suoi. Salvini, è evidente, non ha un progetto politico; il razzismo da supermercato del leader leghista è stato ormai ampiamente superato a destra dall’estremismo da social network di Beppe Grillo quindi l’uomo che doveva ricostruire la Lega, l’uomo il cui ego e la cui ambizione sono di gran lunga più potenti della sua intelligenza politica (la percentuale di Italiani che abbocca alle sue sparate razziste è ferma attorno al 20% da mesi ormai e Grillo spinge da destra per sottrargli percentuali di voti), dopo avere passato mesi a gridare contro la mancanza di ripresa, di lavoro, contro le casse vuote dei negozi, contro i commercianti stritolati dalla crisi, al primo segnale di ripresa dichiara di volere organizzare una grande serrata di tre giorni, il famoso #bloccaitalia, per avere immobilità, serrande abbassate, settantadue giorni di casse vuote, meno lavoro, zero produzione. Un vero genio.

 

E’ l’ennesima boutade di un centro destra che non esiste più; di una coalizione che sostituisce (lo fa da sempre, oggi però la questione è ancora più drammaticamente attuale) i programmi e le proposte politiche con slogan inconsistenti, legati ad iniziative che non apportano nulla né al paese, né ai cittadini, né alla politica. I muscoli di Salvini si manifestano soltanto quando c’è da chiamare il popolo incolto che lo vota senza spirito critico a manifestare contro il razzismo, per l’intolleraza, quando c’è da scagliarsi contro ogni minoranza. La storia ha insegnato che in Italia questo serve poco. In più quando c’è da gridare incongruenze – pare incredibile – Salvini ha un nemico impossibile da battere: e quel nemico è Beppe Grillo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(18 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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