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Furiosi per la morte del leone Cecil e silenzio sulle porcate del dittatore Mugabe

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Robert Mugabe 03di Il Capo

 

 

 

Siamo stati a lungo in silenzio sulla questione del leone ucciso dal dentista americano Wilson, il famoso leone Cecil, sulla storia dei suoi cuccioli che sono sani e stanno bene, sulla possibilità che non fosse stato ucciso dato che il suo gps continuava a funzionare, sulla “bestialità” dell’uomo che lo ha ucciso: minacciato, chiamato “assassino”, distrutto dagli insulti via Facebook (così numerosi e violenti che la sua pagina è stata cancellata), definito “orribile essere umano”, vittima di picchetti davanti a casa sua.

 

I giornali della nostra sponda del mondo, pronti come sempre ad indignarsi per qualsiasi cosa salvo che per le cose veramente importanti, hanno dipinto la storia del leone come se agli abitanti dello Zimbabwe importasse assai dell’intera faccenda, quando invece, a questi ultimi, non importa nulla del leone Cecil né dei circa ottocento leoni ammazzati negli ultimi anni. Perché in Zimbabwe i leoni hanno mangiato anche uomini, quindi morte leone=un mangiauomini in meno.

 

La storia della loro indignazione ce la siamo inventata noi. Perché per rendere importante una notizia che è importante solo per noi, è necessaria la solita brodaglia al gusto di buonismo e di “poverinismo”. Che ci piace tanto e ci fa sentire migliori.

 

Personalmente non riesco nemmeno ad immaginare che si possa uccidere un essere vivo, essere umano o animale che sia; che si possa fare con spirito “sportivo”, come alcuni chiamano lo sparare ad animali inermi con pallettoni grossi come testicoli umani, è pensiero che mi fa pensare al ripugnante gruppo di umani al quale appartengo, per il quale non c’è rispetto per la vita di nessuno: siano uomini o animali, insetti o altre forme di vita. Siamo un cancro, dice un mio conoscente che vuol sempre fare colpo. Personalmente proclami pochi: non uccido. Nemmeno le mosche. E per evitare le zanzare uso la citronella. Efficacissima.

 

 

Tornando al leone Cecil ed allo Zimbabwe, credo che in quanto cittadini di questa parte del mondo, quella parte del mondo che con i suoi saccheggi e le sue politiche ha portato l’Africa dove si trova oggi (cioè sull’orlo di una guerra continentale fatta di fanatismi religiosi che sarà la più violenta mai vista), potremmo cominciare ad occuparci del vero problema dello Zimbabwe che ha un nome preciso: Robert Mugabe. Proprio lui. Il dittatore Mugabe che è insieme la causa e l’effetto di molti dei problemi che il paese si trova ad affrontare oggi, ma non da oggi: crisi economica, libertà personali ridotte al minimo, razzismo, omofobia imperante, disoccupazione all’80%, reddito medio 1 dollaro e 50 al giorno, inflazione a livelli impensabili e difficilmente descrivibili (dal 15 giugno scorso il dollaro dello Zimbabwe non ha più corso legale ed è stato ufficialmente sostituito dal dollaro americano e il rand sudafricano: cinque dollari americani valgono al cambio 175 milioni di miliardi di dollari dello Zimbabwe); Mugabe è uomo politico per il quale democrazia e diritti umani valgono meno della carta igienica che (ci auguriamo per lui) usa dopo aver espletato le sue funzioni corporali.

 

Non ci risulta che le sue malefatte – è al potere dal 1980 e a 91 anni non ha ancora deciso di andarsene – che hanno a che fare con fondi internazionali destinati al suo popolo misteriosamente scomparsi e finiti chissà dove, siano mai state commentate con la stessa indignazione con la quale si commenta l’uccisione di un leone. Con tutto il rispetto per i leoni.

 

Quando riusciremo, noi appartenenti a questa razza disgustosa che è diventata padrona del mondo solo per irridere alla grandezza delle sue leggi naturali e per celebrare la sua distruttività chiamandola “civiltà”, ad indignarci per cose serie? Quanti bambini hanno perso la vita per mancanza di cibo mentre noi leggevamo un articolo su Cecil e dopo cena buttavamo tranquillamente gli avanzi di cibo perché il nostro piatto è sempre più pieno di quanto realmente possiamo mangiare? Quante persone sono state incarcerate in Iraq per avere espresso la loro opinione mentre noi ci indignavamo per Cecil? Quante persone sono state costrette ad emigrare dallo Zimbabwe per andare in cerca di lavoro mentre noi ci indignavamo per Cecil? Quante persone omosessuali hanno perso la vita in Africa mentre noi ci occupavamo di Cecil?

 

Magari le prossime domande ce le suggerite voi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(9 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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