di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Non ha del tutto torto Beppe Grillo nell’esprimere il proprio dissenso verso il nuovo consiglio di amministrazione della Rai, nominato in questi giorni. Eccezion fatta per il ‘buon Freccero’, uno dei pochissimi ‘portatori’, in Italia, di una visione aperta e internazionale della produzione culturale mondiale, tutte le altre cariche sono state scelte secondo criteri tipicamente di ‘area’, che hanno premiato giornalisti o ‘spin doctors’ (sic!) i quali, nel corso degli anni, hanno sempre potuto svolgere la loro professione con i ‘piedi al caldo’ delle sovvenzioni pubbliche e dei ripianamenti di bilancio. Esiste, indubbiamente, l’attenuante dell’orribile ‘legge Gasparri’, che consente questo genere di cose e che non è stata minimamente riformata dopo più di un decennio di vigenza. Tuttavia, appare altresì evidente come le coordinate fissate, a grandi linee ma pubblicamente, da Matteo Renzi, per la selezione dei nuovi ‘alti papaveri’ di viale Mazzini siano state ampiamente disattese: nessuno dei professionisti indicati si è mai realmente misurato con il vecchio e sano principio, tanto caro ai liberali di una volta, del rischio imprenditoriale. Per non parlare dei quattro consiglieri già in pensione, i quali danno tanto l’impressione di un sistema di relazioni e di ‘cordate castali’ che non sa neanche più dove andare a ‘sbattere’ la testa. Se veramente si andava cercando una gestione più coraggiosa e manageriale di un ‘carrozzone’ divenuto un vero e proprio ‘ginepraio’ di precari, non si può non notare come si sia rimasti fermi alle mere enunciazioni di principio. Per l’ennesima volta, ci ritroviamo di fronte a una serie di persone abituate, da sempre, a fare i froci col culo delloStato. Ma il vero problema, ribadisco, rimane soprattutto il metodo: una questione assai fastidiosa, sia per le culture politiche delle destre italiane, che tali non sono, sia per quelle di sinistra, ancora oggi impaludate in un feudalesimo burocratico a dir poco stomachevole. In ogni caso, non è nemmeno detto che una ‘cattiva madre’, la legge Gasparri, non sia in grado di partorire dei ‘figli’ più liberi e giusti. Staremo a vedere.
(7 agosto 2015)
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