di Anna Maria Locchi
E’ forse il libro di Michael Cunningham che preferiamo e che consigliamo (senza nulla togliere alla bella traduzione di Ettore Capriolo) nell’originale inglese a chi possa affrontarne la lettura.
Uscito negli USA nel 1995 e in Italia nel 2000 con il titolo di Carne e Sangue, esatta traduzione dall’originale inglese (si apre con una citazione da Gertrude Stein), il libro narra un’epopea familiare che parte da Costantine, il dittatoriale padre di origini greche, che governa la famiglia secondo le tradizioni della sua terra d’origine e non di quella d’adozione: gli USA.
Cinque generazioni raccontano loro stesse (dal 1935 al 2035), attraverso padri e figli, vite e morti, tragedie, sentimenti negati, solitudine ossessive ed ossessionanti, difficoltà di dialogo: ci sono tutti i difetti della vecchia Europa moltiplicati dal deserto emotivo rappresentato dal suolo americano e dalla sua superficiale visione del mondo e tutte le grida di tutte le solitudini vissute dalle cinque generazioni raccontate dall’Autore.
E’ presente, in questo primo romanzo di Cunningham, il tema della ciclicità del tempo a lui tanto caro già sviluppato in “Una casa alla fine del mondo” e sublimato nel magnifico “Le Ore” dedicato a Virginia Wolf e dal quale venne tratto anche uno splendido film. Michael Cunningham è un abile manipolatore di temi altrui. Scrive in modo raffinato e, contrariamente a molti autori americani, non crede che la ricchezza dei sinonimi sia sufficiente a colmare lacune culturali evidenti.
Flesh and Blood (o Carne e Sangue per chi lo leggerà in italiano) è , secondo noi, un libro da leggere assolutamente. Per potersi magari affezionare all’opera omnia dell’Autore.
(31 luglio 2015)
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