di Daniele Santi
Le immagini dei profughi ungheresi caricati come bestie su vagoni ferroviari e divisi dagli altri passeggeri, stanno facendo il giro del web, dei giornali, dei notiziari televisivi: e tutti siam pronti ad indignarci, a dire la nostra, ad affermare quanto profondo è il nazismo di questa nazione europea che sta tirando su un altro muro (come se muri non ce ne fossero lo stesso), che per amore di un nazionalismo esasperato da un presidente spregiudicato e senza vergogna, da una popolazione profondamente neo-nazista e da un’opposizione ridotta al silenzio da leggi bavaglio, tratta i profughi come cani e le minoranze come bubboni da estirpare.
Ci indignamo e dopo esserci indignati siamo a posto con la nostra coscienza. Abbiamo gridato al mondo (dei social) quanto in odio abbiamo ogni forma di razzismo, ogni forma di segregazione, ogni forma di intolleranza, perché noi (sui social) siamo buonissimi e lo testimoniano i nostri post. Noi odiamo le deportazioni. E lo abbiamo scritto, c’è da dubitarne?
Quindi dato che abbiamo fatto il nostro dovere di bravi cittadini che si indignano, possiamo tornare a farci gli affaracci nostri, mentre i muri continuano ad alzarsi, mentre siamo convinti che i nostri muri (quelli dentro di noi), siano stati abbattutti, e dopo esserci sfogati su un social qualsiasi ci sentiamo tanto più buoni.
Facciamo un po’ orrore. E pagheremo a carissimo prezzo la nostra finta umanità.
(25 luglio 2015)
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