di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
La Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per il mancato riconoscimento normativo delle Unioni civili. Un provvedimento che la stessa Corte auspica venga presto inserito nel diritto matrimoniale italiano, allineando egualitariamente le unioni tra coppie dello stesso sesso alle ‘nozze’ cosiddette ‘tradizionali’. Come volevasi dimostrare: il conservatorismo e la ‘piattezza logica’ degli italiani – qui non c’entra solo la classe politica – ci ha portato all’ennesima ‘figuraccia’, preferendo lasciare sospese nel vuoto centinaia di migliaia di persone anziché riconoscere loro una libertà pubblica. Il discorso, purtroppo, non può non estendersi a quei ‘retaggi’ di cultura cattolica che, da sempre, frenano lo sviluppo civile del nostro Paese. Un cattolicesimo che da tempo immemore giudica e ‘bolla’ col metro dell’ignominia e della discriminazione il prossimo, contraddicendo clamorosamente quel messaggio evangelico che, invece, si è rivolto al mondo parlando di amore, perdono, tolleranza e carità. Ciò che entra prepotentemente in discussione non sono più i diritti dei singoli individui, ma l’immutabilità dogmatica e la sessuofobìa di una fede abituata, per mentalità, a occultare anche le verità più evidenti. Non si tratta più dell’arretrato ‘bigottismo’ che investì pubblicamente, negli anni ’50 del secolo scorso, il grande campione del ciclismo Fausto Coppi e la sua ‘dama bianca’, Giulia Occhini: all’alba del 2015, viene definitivamente a ‘saltare’ quella ‘trascendenza’ teologica che impedisce ai fedeli cattolici di rispettare le norme dello Stato quando queste risultano contrarie all’indirizzo morale imposto da Roma. L’intolleranza cattolica, oggi edulcorata e mistificata dall’ipocrisia delle ‘forme’ e delle convenzioni sociali, lascia dietro si sé una scia incancellabile di dolore, pregiudizi e tragedie a dir poco infernali. Dai Papi ‘pornocratici’ del medioevo ai preti pedofili di oggi, il cattolicesimo, insieme ovviamente all’intera ‘sfera’ della ‘pura oggettività religiosa’, si scopre clamorosamente inadatto ad affrontare le svariate e molteplici questioni poste dalla modernità. Una difficoltà dettata dall’incapacità delle religioni a stare al passo con i tempi che cambiano. La religione cattolica non può più considerarsi ‘omnicomprensiva’. E lo sforzo di Papa Francesco dovrà per forza di cose dirigersi a rianimare una fede che, per interi millenni, si è allontanata – e di molto – da quella speranza ‘gesuana’ di salvezza rimasta sepolta da secoli di orrori teologici, politici e morali. I cattolici, in particolare quelli italiani, sono ormai chiamati a rielaborare una buona parte delle loro ‘sovrastrutture’ di pensiero, le quali, mescolate a dogmatismi, superstizioni, atavismi, ingiustizie e veri e propri abomìni, hanno tradito la più autentica essenzialità filosofica, valoriale e di principio testimoniata dal ‘povero’ figliolo del falegname di Nazareth. Solo una fede rinnovata alla luce del più autentico pensiero ‘gesuano’ potrà permettere al cattolicesimo romano di approcciarsi in maniera più credibile con il mondo del terzo millennio. Senza più pregiudizi o deliri di infallibilità.
(23 luglio 2015)
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