
di La Lurida twitter@LaLurida
Eccoczi. Apena rientrate dopo che siam partite (un plurale che serve per darczi un tono, che non siam micca come vojaltre ordinarie), stamatina a le 6 che dovevam andare a Ravenna e poi a Modena, e pasar oviamente per Bolonia. Czi siam sveliate a le 6 che si stava beneeeeeee, come averczi nel letto un bel pupo di trent’anni che sa cosa fare di noi. Ecco alora, czi alziamo e andiamo a la stazione. Prima puntata Ravenna. facziam quel che dobiam fare e czi incamiamo ancora verso la stazione. ‘Riviamo. Un algzerino bello come un angzelo czi incroczia e czi fa czenno che i czessi son viczini, mo’ non si può. Cz’avessi vent’anni di ti facczio cascar per terra morto dal gusto, mo’ a la mia età non si può più. Così ri-prendiam il treno destinazione Modena e cz’ariviamo mezzi morti. Dunque: 33 gradi, i czessi che ne funziona uno su duemila, un interegzionale velocze con tutti i finestrini chiusi, c’at vegna un cancher!, con l’aria condizzionata che non va neanche a tirar delle madonne che fumano e naturalmente la classica porta che non funziona. Mo’ c’è il cartello. Il treno per fortuna è puntuale, chè a la andata cz’avevam ‘vuto un ritardo di una mez’ora che per una che cz’ha del tempo da perdere va anche bene, mo’ a la mia età che son lì che tra un po’ crisantemi e omaggzi floreali che altro che pasato glorioso, se di tempo ne perdo poco è anche melio. Dunque, ‘rivo a Modena, facczio quel che devo fare e torno indietro. A Bologna, quasi muoio, compro una botilia d’acqua al modico prezzo di due euri e dieczi centesimi, che ci serviranno per la carta igienica i dieczi czentesimi, gzentalia della grassa Bologna czivilissima dove cz’è tutto per tutti. Poi finalmente Imola. E son qua che scrivo. Anzi scrivevo. Che dopo un gziorno così – czi mancan sol le foto mo’ son gzià lì che le metiam su – propprio non voglio far gnente. E viva l’Itaglia.
P.S. L’ultima è sfocata, mo’ mi tremava la mano, che cz’ho n’età…
(21 luglio 2015)
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