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La Corte Europea condanna l’Italia per il mancato riconoscimento delle coppie dello stesso sesso: era evidente

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Corte Europea dei Diritti Umani 00di Il Capo

 

Era evidente, così evidente che l’Italia sarebbe stata condannata dalla Corte Europea per il mancato riconoscimento delle coppie dello stesso sesso che non ci sarebbe nemmeno bisogno di commentare, in più in un momento in cui tutti starnazzano. Dalle associazioni lgbt che giustamente dicono abbiamo ragione, a Matteo Salvini che fa quello che deve fare un politico della sua razza: istiga all’intolleranza.

 

 

E ha ragione Salvini, perché l’Europa ha preferito non infierire e non ha detto nulla sull’omofobia imperante nel Paese, sull’istigazione alla stessa, sull’intolleranza che i discorsi di certi politici e certi religiosi instillano. Non ha detto nulla nemmeno sulle sparate leghiste sugli immigrati, per esempio. La condanna della Corte Europea per i Diritti Umani afferma che è stato violato il diritto al rispetto della famiglia e della vita privata, alle libertà personali, verrebbe da dire, ma sono parole nostre, di certo – anche se a Salvini non piace – “un’unione civile sarebbe il modo più appropriato per ottenere il riconoscimento delle loro relazioni,” delle persone dello stesso sesso. Visto che gli eterosessuali che hanno tanto a cuore la famiglia tradizionale, come il leader leghista, di famiglie se ne possono fare anche più di una. Alla faccia degli altri.

 

La Corte Europea per i Diritti Umani afferma inoltre che le coppie dello stesso sesso “hanno le stesse necessità di riconoscimento e di tutela della loro relazione al pari delle coppie eterosessuali. Per questo l’Italia e gli Stati firmatari della Cedu devono rispettare il loro diritto fondamentale ad ottenere forme di riconoscimento che sono sostanzialmente allineate con il matrimonio. L’Italia e’ l’unica democrazia occidentale a mancare a questo impegno ed è stata quindi condannata per violazione dell’art. 8 della Convenzione”.

 

Da queste parti non si gioisce degli inadempimenti del paese in cui si vive che continua a discriminare una parte della sua popolazione. Nemmeno si gioisce di avere in parlamento una forza come quella di Salvini che sulla demonizzazione delle minoranze ha costruito la sua fortuna politica grazie anche ai funambolismi ideologici ed alle acrobazie verbali del suo leader pro-tempore.

 

Ora, qualora Matteo renzi volesse stringere i tempi ed evitare di rimandare, rimandre e rimandare, oltre agli scioperi della fame, eviterebbe anche che certe opposizioni crescano sui falsi messaggi lanciati da certi suoi omonimi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

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