di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Un lui visibilmente androgino beve al bancone di un localaccio americano e racconta al
barista mai visto prima la sua storia di uomo che conosce la psicologia femminile. Spiegando subito il perché. Lui era una donna, non tipicamente femminile, più forte e dura di tutte le compagne dell’orfanotrofio dove è cresciuta, Jane\John scopre di essere un uomo solo dopo aver dato alla luce una bambina, il cui padre è l’unico uomo che lei abbia mai amato, scomparso di punto in bianco, prima che lei scoprisse di essere incinta.
E’ il medico dell’ospedale dove ha subito un cesareo a darle la notizia:
Mentre ti operavo, ho trovato un bel pasticcio. Mentre estraevo il bambino, ho mandato a chiamare il primario, e abbiamo tenuto un consulto… con te distesa… ehm, disteso sul tavolo operatorio… e abbiamo lavorato per ore, nel tentativo di salvare il salvabile. Tu avevi due completi apparati di organi, entrambi immaturi, ma quello femminile era abbastanza sviluppato da farti avere la bambina. Non ti sarebbe più stato utile, così lo estraemmo e sistemammo le cose in modo tale da farti sviluppare come un uomo, nel pieno significato della parola’. Mi mise una mano sulla spalla. ‘Non preoccuparti. Sei giovane, le tue ossa ritorneranno a posto, sorveglieremo il tuo sistema glandolare… e faremo di te un ragazzo in gamba¹.
Questo brano è tratto dal racconto di Robert A. Heinlein Tutti i miei fantasmi – titolo originale All You Zombies² del 1959 – dal quale i fratelli Spierig hanno tratto Predestinaion (Australia, 2014) del quale firmano regia e sceneggiatura.
Poco importa qui la trama del film, i viaggi nel tempo alla ricerca di un terrorista (la rivendicazione politica del quale non ci è dato sapere, è terrorista e tanto ci basta…) che ha fatto saltare, nel 1975, 4 isolati interi di New York uccidendo 11mila persone.
Poco importa degli effetti che precedono la causa, un classico nei racconti con i viaggi del tempo, poco importa del colpo di scena (attenzione SPOILER!) che rivela che il barista è una incarnazione temporale successiva di John o che la figlia partorita da Jane sia in realtà Jane stessa portata indietro nel tempo dal barista…
Questi paradossi li lascio alle persone appassionate di letteratura e di cinema.
Qui voglio soffermarmi invece sul non detto del film, su quelle considerazioni, cioè, che il film, e il racconto da cui è tratto, sottendono, senza darne d’onde, perché evidentemente considerate sufficientemente comprensibili, che hanno cioè un senso, un significato, e che vengono usate per sostenere un racconto altrimenti di difficile comprensione.
Partiamo dall’assunto centrale del racconto di Heinlein ripreso tale e quale dai fratelli Spierig.
Dice il dottore a Jane: Tu avevi due completi apparati di organi, entrambi immaturi, ma quello femminile era abbastanza sviluppato da farti avere la bambina e dice, naturalmente, una scempiaggine enorme.
Lo scopo degli organi riproduttivi è quello di riprodurre se Jane è riuscita a partorire il suo organo riproduttivo femminile non è sviluppato a sufficienza ma nella sua completezza se no in che cos’altro dovrebbe svilupparsi ancora per risultare maturo?
La spiegazione che dà Heinlein della necessità di modificare il sesso biologico di Jane è appena più inconsistente di quella del film: Non ti sarebbe più stato utile, così lo estraemmo e sistemammo le cose in modo tale da farti sviluppare come un uomo, nel pieno significato della parola.
I fratelli Spierig aggiungono appena un dettaglio medico, l’emorragia aveva reso necessario una isterectomia dunque ci si era rifatti all’altro sesso disponibile.
Un sesso maschile parimenti fertile, infatti John, dopo aver partorito come Jane, mette incinta Jane cioè se stessa (in realtà sua figlia, perché la Jane che mette incinta è quella cresciuta riportata indietro nel tempo da un’altra sua versione temporale…).
Ci si rifà dunque al mito dell’ermafrodita che, in natura, nell’essere umano, e donnano, non esiste.
Tutti i casi di intersesualità conosciuti non presentano mai due sessi contemporaneamente fertili o potenzialmente fertili. L’ermafroditismo assoluto nell’essere umano non esiste.
Nella realtà una persona intersessuata è indotta a scegliere dei due sessi quello più sviluppato, quello fertile (se ce ne è uno che lo è), anche se ciò non è sempre facile da stabilire, anche se non è detto che uno dei due sessi sia fertile.
Senza affrontare qui l’argomento del diritto di scelta del sesso che può seguire anche altri criteri non necessariamente quelli legati al maggiore sviluppo biologico o alla fertilità e che sono insindacabili e di esclusiva pertinenza dell’individuo intersessuato.
Torniamo al film.
Perché Jane, subita l’isterectomia viene convertita chirurgicamente al sesso maschile?
L’isterectomia è l’asportazione completa dell’utero non della vagina. Una donna senza utero è e rimane una donna.
Mi chiedo cosa pensasse Heinlein (e i fratelli Spierig) di tutte le donne che, subendo questo tipo di intervento, sono rimaste comunque donne sessualmente attive, sebbene sterili.
Apparentemente Heinlein – e i fratelli Spierig – considerano una persona femmina non già in base al sesso biologico ma alla sua funzione riproduttiva.
Venuta a mancare quella non si è più femmine.
Nel racconto, in maniera larvale, nel film in maniera ben più evidente, sono piazzati indizi che dovrebbero (di)mostrare la mascolinità ex ante di Jane:
“Faccia equina… denti sporgenti… il petto piatto… i capelli lisci…”
(…) i ragazzi vogliono delle ragazze formose, con un visino grazioso e un perenne atteggiamento di ammirazione.
Ecco un classico stereotipo di genere (sia nell’aspetto fisico che nel temperamento).
Jane non si comporta come vuole il ruolo di genere e infatti, biologicamente, non è una femmina ma un maschio.
In realtà sarebbe entrambe le cose, ma per Heinlein, e per i ftatelli Spierig, il maschile prevale sul femminile.
Quel che conta allora più ancora della funzione riproduttiva è l’attitudine comportamentale, è l’aspetto fisico.
Se non sei debole e bisognosa di protezione, se non sei formosa e con le labbra a cuoricino non sei femmina. Infatti Jane ha un pene poco sviluppato che però basta per fare di lei un vero uomo (sic!).
Qui è evidente un maschilismo (e un fallocentrismo) imbarazzante e disgustoso.
Sarà anche femmina, tanto che riesce a partorire (ma non ad allattare, anche se questo dettaglio nel film non viene affrontato) ma se ha anche solo un pezzettino di cazzo allora quella donna è uno dei nostri, è un maschio.
Non posso tacere che, da quest’ottica maschista, il transessualismo m to f, specialmente nella sua versione transgender, senza la riassegnazione chirurgica del sesso, sia inquadrabile anche come un disperato tentativo da parte del maschio di inglobare il femminile.
Per Heinlein una femmina ama i maschi e un maschio ama le femmine tertium non datur, infatti quando John racconta al barista del successo dell’avvenuto cambio di sesso dice:
“Rimasi per altri undici mesi in quel lurido posto, e subii altre tre operazioni. Durante il quarto mese di degenza, cominciò a crescermi la barba; prima che mi dimettessero, avevo preso l’abitudine di radermi regolarmente… e non ci furono più dubbi per me, ero veramente un uomo.” Sogghignò amaramente. “Guardavo il seno delle infermiere”.
La prova che sei un uomo è che guardi le tette.
Niente di più disgustosamente eterosessista.
Nel film dei fratelli Spiering questo passaggio è messo tra parentesi. Jane/John per dimostrare di essere un maschio in regola afferma che le infermiere lo trovavano bello. Non potendo ignorare che esiste l’omosessualità il film non specifica che da maschio John cambia oggetto di desiderio erotico ma che da maschio è oggetto di desiderio femminile.
Niente omosessualità per i fratelli Spiering come per Heinlein…
Voglio prevenire una osservazione che so che qualcuno tra i miei lettori e qualcuna delle mie lettrici potrebbero farmi.
Il racconto di Heinlein è del 1959 – direbbero – in quell’epoca era normale pensarla così.
Il 1959 non è però il 1759 e già all’epoca c’erano scrittori e scrittrici di fantascienza con un immaginario meno sessista, maschilista, e fallocentrico.
Se i fratelli Spiering hanno scelto questo racconto OGGI, nel 2014 è proprio per il suo portato reazionario
Nello scegliere quel racconto i fratelli Spiering e chi ha prodotto il film evidentemente la pensano ancora come lui.
Per verificare questa affermazione facciamo una controprova.
Nel racconto di Heinlein si fa accenno a diverse organizzazioni femminili nelle quali le ragazze vengono allevate per soddisfare sessualmente (e non sentimentalmente) gli astronauti nelle loro lunghe ed estenuanti missini spaziali.
Niente autoerotismo nello spazio.
Niente omoerotismo nello spazio.
Nel raccontare la sua frequentazione questo corpo spaziale di ausiliarie John\Jane nel film commenta che la maggior parte delle ragazze che seguivano il corso con lei non erano ragazze ma prostitute.
Una distinzione che Heinlein non fa:
“Fu quando ci si accorse che non si potevano spedire degli uomini nello spazio per mesi e anni senza alleviarne in qualche modo la tensione, a bordo. Ricorda il chiasso che si fece sull’argomento, all’inizio?… era tutto a mio vantaggio, perché le volontarie erano poche. Si richiedeva alle ragazze di essere rispettabili, preferibilmente vergini (era meglio per loro se l’istruzione cominciava da zero), di possedere un’intelligenza superiore alla media e di essere emotivamente stabili. Invece, molte volontarie erano vecchi rottami o neurotiche le quali crollavano dopo dieci giorni di viaggio spaziale. Per questo non importava il mio aspetto fisico; se mi avessero accettata, si sarebbero occupati loro stessi dei miei denti sporgenti, dei capelli e di tutto il resto, e mi avrebbero insegnato a camminare e a danzare e ad ascoltare un uomo nella maniera esatta… oltre, naturalmente, al lavoro più importante. In caso di necessità avrebbero potuto ricorrere anche alla chirurgia plastica… perché il meglio non basta ai Nostri Eroi dello Spazio.
Ragazze nevrotiche, non prostitute come dice la Jane del film.
Questo perché oggi le donne hanno accesso a tutte le professioni maschili e dunque questa specializzazione oltre che maschilista e sessista è anche ridicola.
Per Heinlein (per il maschilismo patriarcale cui fa riferimento) tra le funzioni precipue delle donne c’è anche quella dell’accudimento sessuale la donna lo fa per piacere al maschio, non molto diversamente dall’etica cattolica nella sua versione popolare del non lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a dio che è sempre un maschio…
Oggi questa funzione viene letta come prostituzione tout court e presentata come una scelta delle donne (nonostante l’Onu abbia dichiarato la prostituzione femminile come una forma di schiavitù…).
Il film non segue dunque l’etica di Heinlein ma è aggiornato al sentire contemporaneo.
Ancora.
La Jane\John di Heinlein è un uomo duro di quelli classici del genere hard boiled mentre la Jane\John del film è un uomo tremebondo e che piange (tradendo dunque la sua origine femminile) aggiornando dunque l’immaginario collettivo del racconto al maschilismo contemporaneo che vede un uomo che piange effeminato (ai tempi di Heinlein nessun uomo piangeva).
Tra l’immaginario collettivo di Heinlein e quello dei fratelli Spiering esistono continuità e discontinuità.
Gli Spiering sono collegati al presente e vanno giudicati con i parametri etici e politici del presente anche se si rifanno a un racconto del 1959.
La fantascienza dovrebbe descrivere mondi futuri nei quali rispecchiarci per capire meglio il nostro.
Predestination invece all’interno di un complesso meccanismo narrativo nasconde alcuni dei più disgustosi stereotipi e ruoli di genere maschilisti, eterosessisti, patriarcali e transfobici facendone un film disgustoso e pericoloso, che conferma in maniera sottile il peggio della cultura maschlista patriarcale dell’occidente del terzo millennio.
- Per la versione italiana uso la traduzione di Ugo Malaguti che ho trovato su internet
- Potete leggere la versione in inglese qui
(10 luglio 2015)
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