di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Neanche è stato eletto che già il nuovo sindaco di Venezia, tal Luigi Brugnaro, si è messo subito di ‘buzzo buono’ a far ‘cazzate’. Con tutti i problemi che ci sono a Venezia, il neo-primo cittadino del meraviglioso capoluogo lagunare ha deciso, per prima cosa, di mettersi a compilare una lista composta da una cinquantina di testi di letteratura per l’infanzia, ordinandone il ritiro dalle librerie delle scuole materne e per l’infanzia, in quanto testi sospettati di narrare fiabe e novelle subliminalmente ‘gender’ (pecorelle che si affezionano a una lupa particolarmente saggia e carismatica; vivaci colori complementari che si stupiscono della loro perfetta sintonia e gioiosa amicizia…). A prescindere dal fatto che quando si comincia a psicanalizzare le favole, si finisce col pensar male anche del ‘Gatto con gli stivali’, autentico maniaco dell’erotismo ‘fetish’, o di quella povera ‘masochista’ di Cenerentola, ciò che preoccupa maggiormente è il dato di una classe politica locale prioritariamente preoccupata di ottenere visibilità mediatica tramite iniziative provocatorie, anziché mettersi a lavorare china e silente sulla propria ordinaria amministrazione, totalmente in dissesto. “Sono i paradossi del voto di protesta”, mi dice qualcuno. Sì, vabbé: ma qui non si ha più l’impressione di un movimento di cittadini ‘protestanti’, bensì che stia sorgendo in tutta Europa, a cominciare dalla Grecia, una rivolta di ‘protestati’. Almeno Matteo Renzi era più furbo: ai tempi in cui era sindaco di Firenze, con i suoi ‘autovelox’ da 168 euro a ‘botta’ piazzati sulle superstrade a 4 corsie è riuscito, per lo meno, a ripianare il bilancio di Palazzo Vecchio. Ma lasciando stare il nostro ‘povero’ premier, che in questo periodo ha già i suoi problemi, siamo ormai giunti al punto di domandarci come mai, da un paio di decenni a questa parte, il nostro ceto politico locale continui a produrre certi ‘soggettini’ a mezza strada tra l’istrionico e il pittoresco. Venezia è una delle città più belle del mondo, forse la più bella. Ma pochi ricordano che essa ha attraversato, lungo il corso della Storia, profondissime crisi d’identità culturale, che la costrinsero persino al gesto disperato di ‘sfilare’ la maschera di Arlecchino alla piccola città di Bergamo. Sì, è vero: Venezia ha anche dato i natali al grande Marco Polo. Il quale, ‘poveraccio’, per riuscire a incontrare una civiltà culturalmente degna di tal nome e dalle origini millenarie, è stato costretto ad arrivare fino in capo al mondo. Per non parlare di quel simpatico ‘mattacchione’ di Giacomo Casanova, che non appena si rese conto del ‘pettegolismo’ delle venete e delle ben note vette d’intelligenza delle ‘oche padovane’, ne approfittò immediatamente, dandosi un gran da fare. Perché, ovviamente, per chi è capace di eleggere Luigi Brugnaro sindaco di Venezia, ‘la principessa sul pisello’ e ‘Biancaneve e i sette cazzi’ vanno benissimo. Semplice, no? Sono questi i veri contenuti ‘morali’ che la gente, nelle fiabe, deve continuare ad apprezzare. Anche i bambini.
(10 luglio 2015)
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