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Attivi! di Tito Gaudio: Su economia, politica ed Europa la cosa più importante è la volontà popolare

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Europa Flag 01di Tito Gaudio

 

Domenica 5 luglio, nel bene o nel male, è stata una giornata storica per la Grecia e l’Europa tutta: per la prima volta un popolo europeo ha detto “No” alle politiche d’austerità imposte a tutti gli stati europei negli ultimi anni; per la prima volta un popolo europeo ha chiesto di mettere un freno alle manovre “lacrime e sangue” che vari paesi europei hanno approvato dall’inizio della crisi. Ma l’elemento importante è che ciò è avvenuto tramite lo strumento più democratico che conosciamo: il referendum. Aldilà di come ognuno di noi la pensi e aldilà di come ognuno di noi avrebbe votato al referendum, ogni persona sinceramente democratica a mio avviso dovrebbe essere felice che per una volta il popolo abbia potuto esprimersi sul proprio futuro.

 

In un continente fondato sulla democrazia e sulla partecipazione che le decisioni importanti vengano prese dalla popolazione dovrebbe essere scontato. Invece purtroppo non è così. Di tutte le decisioni che dall’inizio della crisi sono state prese dalle Istituzioni europee o nazionali, nemmeno una è stata sottoposta a volontà popolare. Questo vale in particolare per l’Italia. Le tante “manovre” economiche-finanziarie, le riforme (vere o presunte), i tagli alla spesa, l’aumento delle tasse, i tagli dei trasferimenti alle regioni e agli enti locali, le privatizzazioni, il blocco degli stipendi e delle pensioni: tutto questo è stato fatto fregandosene di quale fosse la volontà popolare o almeno di cosa dicesse l’opinione pubblica. Ogni volta che i cittadini e le cittadine hanno mostrato il proprio dissenso nei confronti delle scelte dei governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi, ogni volta che milioni di persone sono scese in piazza per protestare, ogni volta che l’Italia intera si è bloccata per qualche sciopero, ogni volta che una petizione ha ottenuto centinaia di migliaia di firme, ogni volta che è emerso il disagio se non il disprezzo della popolazione nei confronti delle politiche nazionali, puntualmente il governo, il Parlamento, la maggior parte dei partiti hanno sempre fatto finta di nulla. Ogni forma di protesta è stata puntualmente ignorata, così come sono state ignorate le proposte alternative alle scelte dei vari governi.

 

Sono state solo due le occasioni in cui i cittadini e le cittadine si sono potuti esprimere: i quattro referendum del 2011 e la consultazione sulla “Buona scuola”. Su quest’ultimo punto il governo Renzi ha dato la possibilità agli italiani e alle italiane di fare proposte di modifica del sistema scolastico. Peccato che quello stesso governo che ha indetto la consultazione ha anche bocciato la principale proposta fatta dalle decine di migliaia di persone consultate. Per quanto riguarda i referendum del 2011, essi non sono mai stati applicati. L’acqua è rimasta in mani private in buona parte del paese; anzi, i governi che si sono succeduti hanno addirittura approvato norme che favoriscono ancora di più la privatizzazione. Per quanto riguarda il referendum sul “legittimo impedimento”, con esso gli italiani e le italiane hanno detto No alle “leggi ad personam”…da allora qualcuna di queste leggi è stata cancellata? Nemmeno una!

 

Quindi anche in quelle pochissime occasioni in cui noi comuni mortali abbiamo potuto esprimere la nostra opinione, la volontà popolare è stata calpestata. Purtroppo la situazione in altri paesi è la stessa. Perfino le Istituzioni europee procedono spediti nelle loro politiche senza tener conto di cosano pensino i cittadini e le cittadine. Se ne tenessero conto non si sarebbero indignati per la scelta di Tsipras di indire il referendum di domenica 5 luglio. Se l’Unione europea fosse veramente democratica non avrebbe nulla in contrario che la popolazione si esprima su questioni vitali. Il fatto che molti rappresentanti delle Istituzioni europee abbiano addirittura fatto campagna elettorale per il Sì al referendum, intromettendosi nel dibattito pubblico greco e minacciando la fine di tutto se avesse vinto il No, mostra la totale mancanza di rispetto da parte dei suddetti rappresentanti nei confronti dell’autodeterminazione dei popoli e della volontà popolare.

 

Forse sarò utopista, ma vorrei uno Stato e un’Unione europea che lascino alle singole persone e ai singoli popoli la libertà di costruire e autodeterminare il proprio futuro in campo politico, economico e sociale. Senza condizionamenti esterni, senza minacce, senza ultimatum, senza intromissioni. Questo vale per il popolo greco, ma anche per quello italiano. Se lo Stato italiano vuole uscire dal medioevo in cui è impantanato da troppo tempo e se l’Unione europea vuole uscire dalla sua crisi (che è prima di tutto politica che economica) entrambi devono aumentare la democraticità delle politiche pubbliche, aumentare la partecipazione popolare alla Politica, coinvolgere la popolazione nelle scelte importanti. Con i referendum o in mille altri modi. Altrimenti veramente andremo tutti a sbattere contro un muro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(9 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

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