di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
L’inefficienza dei nostri servizi pubblici ha ormai raggiunto livelli di inettitudine francamente insostenibili. L’informatizzazione di numerosi uffici ha finito col complicare ulteriormente le procedure di ogni singola operazione. E l’intenzione di eliminare l’elemento ‘cartaceo’ per la fornitura di ricevute o la comprovazione di un effettuato pagamento, ha finito col trasformarsi in un’utopia irrealizzata e irrealizzabile. Poste italiane Spa, per esempio, è gestita malissimo in quasi tutte le proprie filiali territoriali. E il suo personale operativo risulta clamorosamente invecchiato e inefficiente. Ciò è quanto avvenuto anche in molte altre realtà, bancarie, assicurative o dei più svariati enti nazionali. L’innalzamento dell’età pensionabile ha comportato questo esito ‘deformante’: oltre a innalzare il tasso di disoccupazione giovanile, il riallineamento demografico di molti lavoratori e impiegati ha avuto un’ulteriore drammatica ricaduta sul tasso di efficienza concreta dei servizi offerti al cittadino. Un dato che già era ‘inchiodato’ da decenni, qui da noi, su livelli minimi. Una cattivissima informatizzazione imposta dall’alto, che non ha saputo o voluto calcolare la base stessa di un simile percorso d’innovazione tecnologica, attuabile solo attraverso una diffusa rete a ‘banda larga’ – già realizzata persino in Paesi considerati, fino a pochi anni fa, appartenenti al terzo mondo – ha trascinato il sistema-Paese nel suo complesso verso l’immobilismo e la paralisi, oltreché costringerlo ad avere a che fare con uffici pubblici caratterizzati da scarso personale agli sportelli, o che vedono ancora al loro posto vecchi rimbambiti e astuti ‘cravattari’, che si lasciano corrompere con la promessa di uno ‘sveltimento’ delle pratiche. La riduzione della spesa pubblica italiana potrebbe essere realizzato, anche secondo le severe imposizioni del cosiddetto ‘Fiscal compact’, eliminando almeno il 5% di un personale il quale, oltre a risultare inefficiente, spesso e volentieri trova il modo di realizzare un proprio interesse privato tra le ‘maglie’ della legislazione pubblica e dei vari regolamenti di diritto amministrativo, ‘incancrenendo’ i problemi. Esisterebbe anche un ‘metodo’ che renderebbe politicamente accettabile una simile operazione, secondo modalità non troppo dolorose: basterebbe ‘saper fare di conto’. E se i sindacati non sono d’accordo, allora se ne possono tranquillamente andare ‘a quel paese’ anche loro.
(3 luglio 2015)
©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata