di Ahmed Naouali
Le forze dell’ordine tunisine avrebbero arrestato cinque persone coinvolte a qualche titolo nell’attentato che è costato la vita di 39 persone, in gran parte straniere, nella spiaggia di Sousse nel venerdì nero nel quali l’Isis ha insanguinato quattro paesi, mentre proseguiva le ordinarie attività di decapitazione e distruzione dell’infedele (musulmano, cristiano che sia), nel giorno successivo ad una straordinari manifestazione che ha visto tutta la Tunisia in piazza inneggiare alla laicità dello stato e dire “No” all’integralismo.
Conosco assai bene quel paese e conosco la straordinaria fierezza del suo popolo. Conosco l’assoluto disprezzo per ogni forma di intolleranza e conosco la formidabile base laica su cui la religione islamica poggia come sul velluto, protetta dal gran cuore dei tunisini.
Secondo notizie provenienti dal ministero dell’Interno, le autorità tunisine avrebbero già arrestato cinque persone presumibilmente connesse con il terrorista Rezgui, ucciso dalle forze dell’ordine subito dopo l’attentato, cinque persone che – secondo quanto dichiarato dai dirigenti dell’associazione sindacale studentesca dell’Union général des étudiants tunisiens (Uget), che lo conosceva – sarebbe stato era alla guida di una cellula terroristica di 5 persone delle quali una di ritorno dalla Siria e ancora attiva a Kairouan senza alcuna sorveglianza da parte delle autorità.
In Tunisia sono attive cellule salafite presumibilmente collegate all’Isis molto violente che già in passato si sono rese protagoniste di occupazione di spiagge e strade scelte come luogo di preghiera e di sgradevoli episodi agli aeroporti del Paese, dove alcuni di loro avrebbero preteso di cacciare turiste e turisti occidentali, fornicatori, e quindi non benvenuti, oltre ad attentati che hanno messo fine alla vita di stimati, conosciuti e seguiti politici laici del paese.
Secondo notizie non confermate l’attentatore si sarebbe recato in Libia per tre mesi proprio per essere addestrato dall’Isis per l’attacco.
(30 giugno 2015)
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