di Giovanna Di Rosa
Fermi restando tutti i numerosi problemi ed errori dell’Unione Europea e della sua tecnocrazia nella gestione di questa lunga crisi finanziaria ed economica, preme ricordare – rispetto alla questione Grexit e al salvatore della Patria, Tsipras che piaceva tanto a Vendola – che a presentare in più occasioni conti truccati sono stati i Greci. Che il tira e molla di Tsipras è disonesto, opportunistico, politicamente orribile, e che ogni suoa mossa in queste ultime settimane è stata tesa a non voler raggiungere nessun accordo per la restituzione della montagna di miliardi di euro che la Grecia deve agli Europei, cittadini ed istituzioni bancarie. Lo hanno fatto con i conti truccati prima, lo fanno con il referendum ora.
Un esercizio di spregiudicatezza politica e di disprezzo delle regole che non ha nessuna morale e che ha portato la Grecia ad un nuovo, pesantissimo isolamento all’interno dell’UE, con i paesi che si sono adoperati maggiormente per il suo salvataggio, il premier spagnolo Rajoy c’ha giocato buona parte della poca credibilità politica che è in grado di spendere, furiosi di fronte ai continui voltafaccia di Tsipras, principe dei voltagabbana.
Convocato il referendum Tsipras non solo ha invitato i Greci a votare no, dato che un primo sondaggio sulla questione dà i “Sì” in vantaggio di quasi 15 punti, ma per far passare in Parlamento la questione (179 sì e 120 no) non ha avuto nessuno scrupolo a farsi sostenere da destra nazionalista e dai neonazisti di Alba Dorata, le cui gesta se non le ricordate, abbiamo raccontato con attenzione proprio su queste pagine.
Un comportamento politico all’insegna del nazionalismo ortodosso e contro le regole dell’Europa che vogliono “affamare” la Grecia, non restituire soldi invece la ingrassa?, inqualificabile.
L’Unione Europea, dal canto suo, essendo la Germania la più esposta ai rischi di una Grexit e di un default, continua a perseverare nei suoi errori passati: troike, richieste assurde, pesanti ingerenze nelle scelte interne dei paesi membri (a volte arrivano persino a ricordare che bisogna lavorare, questi malnati), esagerando nelle richieste pressanti a Tsipras – che voleva e solo quello continua a volere – con l’intento di voler cacciare la Grecia fuori dall’Europa come monito agli altri paesi preda dei populismi nazionalisti ed antiUE.
Può darsi che, come scrive Il Sole 24 Ore, l’Eurozona che non sia riuscita a risolvere con sufficiente intelligenza e lungimiranza, e nel primario interesse della difesa della propria stabilità interna, un problema pari all’1% del suo Pil e al 3% del suo debito totale. Sostanzialmente marginale, ma è anche possibile che non l’abbia voluto fare, esasperando le richieste a Tsipras proprio per tastarne ulteriormente la più che palese inaffidabilità. Se la scelta è stata quella corretta, lo dirà solo il futuro.
(28 giugno 2015)
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