di Daniele Santi
Ad Agadir si è scatenata una piccola (e pacifica) guerra al bikini in occasione del mese del digiuno del Ramadan, guerra che chiede rispetto per il mese del digiuno cercando di imporre [sic] di non utilizzare il bikini in spiaggia.
Protagonisti della protesta due giovani surfisti (vedi foto) e le poche persone presenti in spiaggia che sono riuscita ad inimicarsi proprietari di hotel, ristoranti e commercianti che hanno dichiarato che “alcuni non capiscono come esista una separazione tra la propria vita e le credenze personali e la vita e le credenze degli altri”, lamentandosi della manifestazione di dissenso verso il bikini, solo apparentemente goliardica.
Il ministro del turismo marocchino, intervista da Médias 24 ha fatto presente tutta la sua indignazione per l’iniziativa, dichiarando che “nessuno ha il diritto di legiferare a suo piacere al posto del Governo, che non ammette comportamenti inaccettabili di persone che si ergono a giustizieri della morale e della virtù”. Il turismo ha generato nel 2013 (ultimi dati disponibili) ingressi per quasi 100 milioni di dollari nel paese di Mohamed VI.
Il cartello (vedi foto) è stato confiscato ed i due giovani identificati e denunciati alle forze dell’ordine. L’odio integralista comincia anche con storielle come questa.
(25 giugno 2015)
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