di Paolo M. Minciotti
Lui lo chiama “matrimonio dello stesso stesso”, proprio così. Una contraddizione in termini che non fa nemmeno rabbrividire le menti semplici repubblicane che aspettano il nuovo messia proveniente dalla dinastia Bush. Il fratello del capo di stato che pensava che la Spagna fosse in Africa, ha lanciato con l’augurio che la Suprema Corte “si pronunci contro il matrimonio egualitario”, la sua campagna elettorale e la sua discesa in campo per la Casa Bianca 2016.
Jeb Bush, considerato un repubblicano moderato, come se ne esistessero, in vista della sua discesa in campo ha scelto tra i collaboratori uno dei più feroci attivisti anti-gay d’America, radicalizzando improvvisamente le sue posizioni antigay per allinearsi con i repubblicani che si sono candidati prima di lui, dal cubano Marco Rubio, all’esponente del Tea Party, ala ultraintegralista del Partito Repubblicano, Rick Santorum.
Fiore all’occhiello della campagna elettorale di Jeb Bush, espressione intelligente tipica della famiglia, è la libertà dei cristiani di non fornire servizi a gay, lesbiche e transessuali. Un’altro grande politico si affaccia all’orizzonte.
(17 giugno 2015)
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