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HomeNotizieCome se fosse una cosa seriaItalia furiosa, dove può andare un paese dove tutti odiano tutti?

Italia furiosa, dove può andare un paese dove tutti odiano tutti?

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Incazzato Biancodi Iosonodio

 

L’Italia furiosa è lì, sotto gli occhi di tutti. Forze politiche di bastonatori e che usano le spranghe contro le minoranze sono sotto il Campidoglio nella Capitale per rifarsi il look fingendosi democratici e tentando di assaltare il Consiglio Comunale coadiuvate da movimentisti da due soldi e uno scudo, gettatisi in politica per fare ciò che hanno sempre fatto: dare la colpa a qualcun altro.

 

Oggetto del contendere di oggi è Mafia Capitale, ieri erano i migranti, domani saranno le coppie dello stesso sesso, dopodomani forse le donne, poi tra qualche giorno torneranno i Rom, e quindi gli Eritrei che fuggono in massa dallo sterminio e la tortura, ma il vero nemico dell’Italia e degli Italiani, che è il profondo fascismo che li anima indipendentemente dal loro orientamento politico, quando si vedrà come nemico? Quando decideranno questi fini urlatori di darci un taglio? Dove credono che possa andare un Paese che odia tutti?

 

L’Italia è una malato grave: i suoi abitanti sono incolti, non leggono che un libro all’anno quando va bene, nel 40% delle case non c’è una biblioteca, sono assuefatti alla televisione, (si chiama oscurantismo digitale), non hanno interessi, non conoscono le lingue né sanno approcciarsi alle altre culture perché essendo ignoranti e non potendo comunicare non le capiscono, credono di risolversi dandosi al volontariato, attività nella quale investono tutte le loro ambizioni e frustrazioni con i tristi risultati che vediamo, si sentono buoni perché si dedicano agli altri (credono) e poi ti aggrediscono con insulti non appena manifesti dissenso, votano il primo cialtrone che grida più degli altri, sono politicamente inetti, non hanno idee e quelle poche vaghe.

 

Come si spiega ad un popolo così accecato dall’odio e dalla rabbia che un futuro esiste, ma che per costruire un futuro bisogna cambiare ed il cambiamento comincia – sempre – da noi stessi? Come si spiega ad un popolo distrutto dal cattolico senso di colpa che colpa e responsabilità non sono la stessa cosa? Come si spiega ad un popolo che vede solo nemici attorno a sé (il grande trionfo di Berlusconi) e che rifiuta tutto e tutti che è la verità la cosa più impossibile da credere? Come si cambia un Paese dove si è uccisa la speranza? Come si trasmette invece che la speranza esiste e salva la vita?

 

Dove può andare un paese dove tutti odiano tutti? Verso il conflitto sociale? Gli Italiani sono troppo pavidi anche per quello, ma se non cambiaranno, se non cambieremo, non ci sarà uscita da questa spaventosa crisi che è prima di tutto una crisi di valori, una crisi culturale, una crisi morale, in cui si è diventati incapaci di distinguere il vero dal falso e ci si lascia ammaliare dai prestigiatori, perdendo di vista il buon consiglio (sempre sgradevole all’orecchio) che può venirci dai buoni amici.

 

Senza futuro non c’è speranza, ma senza speranza e coraggio il futuro è morto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(10 giugno 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

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