di Gaiaitalia.com
Tutti e tutte pazz* per l’Irlanda, dove con un potente schiaffone al temporalismo valoriale della chiesa cattolica, gli stessi credenti hanno confermato la modifica della Costituzione che riconosce il matrimonio indipendentemente dal sesso dei contraenti.
Prendiamoci pure ancora qualche giorno per festeggiare il risultato enorme, non a torto ritenuto storico, poi però risvegliamoci presto e pensiamo a dove concretamente siamo: in Italia, con quattromila emendamenti ostruzionistici in Commissione Giustizia del Senato, per la gran parte presentati dal Giovanardi nazionale, seguito a ruota dal senatore Malan di Forza Italia, mentre Berlusconi va per televisioni a dire che il suo partito è d’accordo sulle unioni civili. L’Irlanda non ci salva dal nostro medioevo politico e culturale, e Renzi o dimostra che davvero vuole abbattere questo ultimo muro di odiose discriminazioni, o gli toccherà di esser ricordato come l’ulteriore leader di centro sinistra, da Prodi a D’Alema, da Veltroni a Bersani, che tanto hanno promesso e nulla hanno fatto. A questa compagnia bisogna aggiungere, nonostante che tendano a fare gli smemorati, anche gran parte di quei dirigenti della sinistra antagonista o di quella più liberale, che mai hanno battuto un pugno quando sedevano al tavolo del potere: da Ferrero a Pecoraro Scanio, da Vendola a Pannella. Mondi in parte superati o in via di estinzione, ma che portano sulle loro spalle enormi responsabilità che non possiamo, né vogliamo dimenticare. Quindi, certo, viva l’Irlanda che fino a vent’anni fa condannava per legge l’omosessualità e poi ha cancellato quelle norme, poi approvato le unioni civili e ora ha il matrimonio egualitario in Costituzione. Ma questa rivoluzione aiuterà concretamente a noi di svegliarci e finalmente portare a casa un risultato utile? Forse sì se facciamo presto, se cogliamo in tempo lo stordimento in cui è immersa la gerarchia cattolica, che comprende che le sue interdizioni non hanno più il peso di qualche anno fa, che organizza summit urgenti e ristretti tra teologi e vescovi per capire come contrattaccare, certo non per favorire l’armonia sociale, appoggiare la libertà responsabile delle coppie omosessuali. Si illude chi pensa che per Bergoglio sia gioco forza ora spingere un po’ più avanti, che la lezione irlandese, sommata a tutte le altre sconfitte inanellate in occidente, convincerà il Vaticano ad aprirsi. Per la chiesa cattolica in questo momento è ben più importante recuperare terreno in America Latina dove le chiese evangeliche reazionarie xenofobe e omofobe le stanno portando via milioni di fedeli, è necessario conservare e ampliare l’influenza in Africa, continente in cui la chiesa locale appoggia a spada tratta i peggiori dittatori che reprimono le libertà delle donne e delle persone lgbt. Anche l’Asia e parte del medio oriente sono ben più influenti della vecchia Europa e dell’America del Nord, se si guarda in prospettiva, per questo l’internalizzazione della Curia non è un fatto di guerra interna tra correnti conservatrici o progressiste, ma semplicemente una necessità per governare meglio una organizzazione che vuol rifarsi il look, ma non cambiare la sostanza.
Perché è necessario dire tutto questo? Perché la politica italiana è talmente occupata a farsi la guerra in elezioni regionali penose, che certamente non ha alcuna capacità di analisi più vasta e tantomeno alcuna autorevolezza morale, per percepire le discriminazioni sulle persone lgbt come talmente odiose da procurare ulteriori dispiaceri ai vescovi. Se si porteranno a casa le Unioni Civili è perché non se ne potrà fare a meno, magari edulcorate e spogliate da alcuni importanti diritti. Prepariamoci bene, tralasciando anche la nostra invecchiata propaganda e ostensione di posizioni e azioni giuridiche e politiche, che hanno mostrato tutta la loro dannosità. Giustamente vogliamo tutto, quindi, per il matrimonio egualitario, affiniamo la strategia, al fine di esser pronti, questa volta ragionando bene e seguendo con attenzione le sentenze della Corte Costituzionale, a smontare probabili discriminazioni che potrebbero emergere da un testo licenziato dal Parlamento.
Superare il vittimismo pubblico e la guerriglia interna, permetterebbe di esser efficaci, di adoperarci in questa fase, affinché un testo sia comunque definitivamente approvato. Leggersi un po’ di storia di come hanno agito i movimenti lgbt in occidente, anche quello irlandese, sarebbe utilissimo, così da superare l’infantilismo italico di cui siamo purtroppo, pure noi, affetti. L’Irlanda, con le ovvie differenze di strutturazione istituzionale, ci ha indicato una strada possibile, sta a noi adattarla alla realtà italiana.
(25 maggio 2015)
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