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di Daniele Santi
Il glossario cybercrime presentato dal Ministro Andrea Orlando e pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia è un’iniziativa della quale si poteva fare a meno. Per molti motivi. Il primo? Fa schifo ed informa (o meglio non informa) con la tipica arroganza del professorino del paesucolo che deve insegnare ai villici dove sta la verità: solo nella sua testa.
Alcuni esempi? Presto fatto. La focalizzazione del “comportamento deviante” legato al “selfie” ed alle sue declinazioni. Vedere di seguito:
- Belfie: fotografia fatta al proprio fondoschiena
- Cock in a Sock: fotografia fatta al proprio pene ricoperto con un calzino
- Driving selfie: fotografia fatta a se stessi mentre si guida
- Funeral selfie: fotografia fatta a se stessi durante un funerale
- Gelfie: fotografia fatta a se stessi durante un’attività sportiva
- Lelfie: fotografia fatta alle proprie gambe
- Nelfie: fotografia fatta alle proprie unghie
- Owling: fotografarsi in posizione “da gufo”, accovacciati in luoghi insoliti e pericolosi (balconi, muretti, precipizi, paletti, staccionate, ecc)
- Selfeet: fotografia fatta ai propri piedi
- Underboob: fotografia fatta al proprio seno
Lo strumento, che bisogna conoscere, senza non altro per ridere della presunzione degli autori a parte di essere coloro che salveranno il mondo dalle malefatte online, si presenta utilissimo in casi comunissimi como lo Streapnomination (che tutti sanno cos’è e che è ampliamente praticato in ogni dove) e che coinvolge gli atti osceni in luogo pubblico (reato che in Spagna, ad esempio, non esiste), nel praticatissimo Click-baiting, che l’intelligentissimo glossario descrive così “Contenuti e immagini postati sui social network, appositamente studiati per incuriosire e ottenere il maggiore numero di accessi e generare traffico. I link collegati contengono notizie di scarsa qualità e prive di informazioni rilevanti”, ne deriva che l’intero web è “a rischio!”, o la geniale segnalazione del bannare, come comportamento a rischio (con il punto escalamativo).
Ne deriva che per il glossario impedire a qualcuno che ci rompe i coglioni su qualsiasi social di continuare a farlo usando una funzione messa a disposizione di tutti gli utenti per permettere loro di avere la libertà di comunicare come meglio credono e con chi meglio credono, è non solo disdicevole ma “a rischio!”, quindi pericoloso.
Il sospetto è, come sempre, che il profondo fascismo italiota la faccia ancora da padrone: come ogni volta che l’italico senso di protezione dell’idiota (sarebbe l’Italiano che invece sa benissimo cosa fare, come quando e perché) viene gestito dall’alto dei professori, psicologi, esperti, cialtroni che devono dire la loro, soprattutto su ciò che non conoscono, senza rendersi conto in che mondo vivono.
(11 maggio 2015)
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