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Attivi! di Tito Gaudio: I trattati internazionali che cambieranno la nostra vita

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Global Day of Action 18 apriledi Tito Gaudio

 

Sabato 18 aprile c’è stato il “Global Day of Action” ovvero la “Giornata di Azione Globale” contro i trattati di libero scambio. Milioni di persone si sono mobilitate contro i trattati internazionali attualmente discussi dagli Stati occidentali. Tre trattati, chiamati rispettivamente TTIP, CETA e TISA, contro cui sono state organizzate manifestazioni in circa 800 grandi città di tutti i continenti, tra cui Roma. Le manifestazioni del 18 aprile costituiscono solo una tappa intermedia di una mobilitazione mondiale nata  poco più di un anno fa, che ha l’obbiettivo di indurre i Governi e i Parlamenti a non approvare questi tre trattati attualmente in fase di negoziazione. Purtroppo in Italia i grandi mezzi di informazione, telegiornali in testa, parlano ancora troppo poco di economia internazionale e di quali ripercussioni hanno le decisioni prese a livello internazionale sulle vite delle persone. L’informazione è sempre fondamentale. Allora cosa indicano queste tre sigle (TTIP, CETA, TISA) e perché milioni di persone sono scese in piazza in 800 grandi città?

 

Il primo trattato, il più contestato, è il TTIP. Un trattato tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, fortemente voluto da Barack Obama e dal Partito Popolare Europeo, di cui i negoziatori (scelti dalla Commissione Europea e dal Governo statunitense) stanno discutendo dal 2013. Il TTIP ha un unico obiettivo: cancellare tutto ciò che può limitare i profitti delle multinazionali di entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico. Questo trattato prevede la cancellazione di tutte le barriere al commercio, sia “tariffarie” che “non tariffarie”. Le “barriere tariffarie” non sono altro che i dazi doganali, che il TTIP dovrebbe azzerare. Le barriere “non tariffarie” sono invece tutte quelle leggi che limitano i profitti delle multinazionali con regole a tutela dell’ambiente, della salute e dei diritti di consumatori e lavoratori. Finora le norme europee si sono basate sul “principio di precauzione”, ovvero tutto ciò di cui non sia provata la sicurezza sanitaria e ambientale non può essere commercializzato. Il TTIP prevede l’eliminazione di questo principio; se il trattato verrà approvato tutto (alimenti, farmaci, vestiti, pesticidi) potrà essere venduto anche se non si ha la certezza della sua sicurezza sanitaria e ambientale. Un esempio concreto è quello degli OGM: mentre adesso gli Stati europei possono vietarne la produzione sul proprio territorio (in base al fatto che non c’è la certezza che gli OGM siano sicuri per la salute e l’ambiente) con l’approvazione del TTIP gli OGM verranno legalizzati in tutto il territorio dell’Unione Europea. Sempre sul fronte alimentare il TTIP porterà alla legalizzazione in tutta Europa della carne di pollo trattata con il cloro, pratica attualmente vietata in tutto il continente per tutelare la salute delle persone. Un altro esempio delle conseguenze di questo trattato riguarda il fracking, la pratica di fratturare il suolo con fluidi per “recuperare” petrolio e gas. Questa pratica è molto criticata dagli ambientalisti per i rischi ambientali che comporta, tanto che è vietata in molti Stati. Con l’approvazione del TTIP il fracking verrà legalizzato in tutta Europa. Altre conseguenze del TTIP sono la legalizzazione in tutta Europa di molti prodotti chimici attualmente vietati e di molti pesticidi anch’essi vietati. Molte sostanze e molti prodotti attualmente non utilizzabili, perché potenzialmente pericolosi per l’ambiente e la salute, con il TTIP verranno legalizzati. Lo stesso vale per i farmaci.

 

La parte peggiore del TTIP però si chiama ISDS. Questa sigla indica un Istituto molto simile a un “tribunale privato”, che verrà creato con l’approvazione del trattato con l’obiettivo di tutelare i profitti delle multinazionali. Con l’ISDS ogni multinazionale potrà denunciare gli Stati nazionali (ma anche Regioni, Province e Comuni) e chiedere un risarcimento nel caso in cui lo Stato (o la Regione, la Provincia o il Comune) approvi una legge o una norma che limiti il profitto delle suddetta multinazionale. Con l’ISDS le Istituzioni non potranno più fare nuove leggi per tutelare i diritti dei lavoratori e dei consumatori…o meglio: potranno fare nuove leggi, ma se lo faranno le multinazionali potranno chiedere risarcimenti per centinaia di milioni di euro. Per esempio l’Ecuador è stato condannato da un ISDS a risarcire una compagnia petrolifera della bellezza di 1 miliardo e 770 milioni di euro. La colpa dell’Ecuador? Aver revocato il contratto con la compagnia, in seguito a diverse violazioni delle leggi del Paese. La multinazionale del tabacco Philip Morris ha citato in giudizio l’Australia e l’Uruguay per le loro politiche di lotta contro il fumo, chiedendo miliardi di dollari di risarcimenti.

 

Il CETA invece è un trattato tra Unione Europea e Canada, con gli stessi elementi del TTIP.

 

Infine c’è il TISA, un trattato supersergreto tra Unione Europea, USA, Canada e altri Stati. Tutto quello che sappiamo di questo trattato lo sappiamo grazie a WikiLeaks. Il TISA si concentra su due questioni: la privatizzazione di beni e servizi e il diritto alla privacy. Per quanto riguarda la prima questione, il trattato dice che qualunque bene e qualunque servizio può essere privatizzato, dalla scuola alla sanità, dall’acqua ai trasporti, dall’energia alle telecomunicazioni. Secondo il trattato esistono solo quattro servizi che devono rimare pubblici: la magistratura, le forze armate, le forze di polizia e gli enti che gestiscono il trasporto aereo. Tutto il resto può essere privatizzato. Inoltre il TISA prevede maggior libertà per le Istituzioni e le aziende di utilizzare i nostri dati personali, andando a ledere sensibilmente il diritto alla privacy.

 

Per impedire l’approvazione di questi tre trattati, migliaia di organizzazioni, movimenti, sindacati e partiti si sono uniti in una campagna internazionale. Per quanto riguarda l’Italia la campagna è sostenuta da organizzazioni importanti come CGIL, COBAS, ARCI, ACLI, Legambiente, WWF, Greenpeace, Libera, LAV, Unione degli Studenti e altre centinaia di organizzazioni. Per tutte le informazioni sui tre trattati e sulle tante iniziative che si faranno in Italia per impedirne l’approvazione potete consultare questo sito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(27 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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