di Il Capo
Dall’inizio della nostra avventura editoriale abbiamo scelto l’arma dell’ironia e della presa in giro per dare voce il più possibile puntuale a ciò che accade e ci interessa in questo mondo di ladri. Nella giornata di ieri (23 aprile, ndr) abbiamo pubblicato un articolo su ciò che resta di Berlusconi dopo la sua boutade sull’Isis, scatenando una ridda di commenti pubblici e privati che ci hanno fatto capire una volta di più come l’uso dell’ironia, quando non è compresa, cioè nella maggioranza dei casi, generi mostri.
Mostri che si esprimono per lo più attraverso l’offesa ed il commento triviale e di basso livello che pretende di attaccare la persona, come se la persona in quanto tale fosse attaccabile con un commento sui social dove l’offesa è la consuetudine e che pretendono di contrapporsi all’articolo ironico scrivendo “non è così è colà perchè questo è un figlio di…” e via blaterando, inveendo, insultando.
Abbiamo avuto diversi esempi di come l’uso dell’ironia nell’informazione faccia imbufalire coloro che ritengono di dover insultare, di dover essere “contro”, di doversi “schierare”, insomma gli egopati di professione (e per destino): mesi fa durante un dibattito pubblico un blogger ci accusò di essere dei “disinformatori” semplicemente perché non aveva capito che in un articolo pubblicato qualche giorno prima lo stavamo prendendo in giro (eravamo al corrente di ciò che scriveva e diceva sul nostro conto in ogni occasione possibile).
E’ per noi una grande vittoria. Non c’è soddisfazione più grande che far saltare i nervi agli egopati. Insieme a ciò anche fare un’informazione che guardi le cose da un punto di vista “altro” ed essere accusati di essere “allineati” è un altro motivo per iniziare la giornata morendo dalle risa.
Chi più fortunato di noi?
(24 aprile 2015)
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