di Il Capo
E’ del 22 aprile il grido di dolore di Silvio Burlesconi che dalle pagine dei quotidiani italiani, molti dei quali di sua proprietà, piangeva l’essere nel mirino dell’Isis ragion per cui, se la notizia fosse vera ci sarebbero motivi per rallegrarsi, non farà più comizi in pubblico.
Burlesconi non è nel mirino dell’Isis, per molti motivi, alcuni dei quali elencheremo di seguito.
- l’ometto è notoriamente un paladino della famiglia, se ne è fatta più di una come è noto ed è paladino della tradizione, oltre ad essere un feroce e reazionario iperconservatore;
- è uomo cui piacciono la beneficenza ed il benessere altrui, malelingue in mala fede parlano di elargizioni a ragazze del suo giro, cattiverie dettate da invidia;
- è politicamente un inetto che pensa solo ai fatti suoi, non può rappresentare un pericolo, in più è fuori dai giochi;
- le sue televisioni sono un esempio di moralità e di capacità oggettive di accoglienza e di linguaggio moderato, mai un eccesso di razzismo si è manifestato da quei pulpiti [sic];
- è vecchio e a quel punto, notoriamente, ci pensa il tempo;
- è il figlio di dio, come più volte è stato sottolineato.
Siamo più propensi, ché siam carogne, a ritenere che l’ometto non voglia apparire in pubblico a causa della sua decadenza fisica (nonostante gridi a gran voce che gli rimangono almeno altri 15 anni di vita) e dell’impopolarità che da quella decadenza deriverebbe e che stia invocando, essendo politicamente alla frutta, la compassione altrui cercando di impietosire gli elettori: mi vogliono morto, votatemi (anche se non sono eleggibile), così sarò più protetto. Un poveraccio.
(23 aprile 2015)
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