di Giovanna Di Rosa
Difficile pensare che i terroristi che ieri hanno colpito il Museo Bardo di Tunisi, situato nello stesso palazzo che ospita il parlamento, non sapessero che centinaia di italiani avrebbero visitato il museo lo scorso 18 marzo. Difficile pensare che non sapessero. Difficile credere alla lettura secondo la quale non potendo entrare nell’Assemblea Nazionale abbiano optato per uccidere i turisti. Riteniamo che le due operazioni fossero pianificate, con un pianista a bordo delle navi da crociera in attesa a La Goulette, e che una, quella contro l’Assemblea Nazionale, sia fallita.
Avevano detto “Colpiremo l’Italia”, e l’Italia è stata colpita dalla Tunisia: 4 nostri connazionali sono morti, i pullman sui quali viaggiavano sono stati attaccati, centinaia sono stati evacuati o fatti ritornare in fretta e furia sulle navi. Oggi più che mai occorre rendersi conto che i turisti in quelle zone sono bersagli del terrorismo islamista.
Colpiscono la Tunisia per colpire l’Occidente “infedele”, per distruggere la giovane democrazia dello stato tunisino i cui cittadini hanno da tempo sposato, già dai tempi di Bourghiba, una laicità totale senza rinunciare ai valori morali dell’Islam. Per questo i Salafiti sono furiosi con il governo e le autorità. Non possono sterminare un intero popolo.
La democrazia tunisina colpita dal terrorismo non è più debole: ne esce invece rafforzata. Lo testimoniano le manifestazioni spontanee che hanno invaso il quartiere di Bardo. L’inno nazionale intonato dai deputati asserragliati nei locali dell’Assemblea Nazionale. La Tunisia e gli stati che della democrazia hanno fatto la loro bandiera, vinceranno questa guerra che non vogliono e della quale sono bersaglio.
I nuovi barbari non vinceranno.
(19 marzo 2015)
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