di Il Capo
Leggo con dispiacere un post insulso, presuntuoso e incolto che fa bella mostra di sé dal profilo Facebook di un amico, che stimo ed al quale voglio bene, che cade incautamente nel delirio del social che insegna come sia possibile esprimere opinioni personali spesso prive di fondamento su qualsiasi argomento o questione, meglio se dell’argomento o della questione sulla quale ci si esprime non si sa nulla. Si tratta di alimentazione in questo caso specifico, ma la settimana scorsa leggevo un altro post, di un altro conoscente, stonato come una campana, incapace di andare a tempo persino quando balla, dove il conoscente si esprimeva su ottave, terze e quinte parlando del Festival della canzonetta insulsa, senza nemmeno sapere di cosa stava scrivendo.
E’ di qualche giorno fa un messaggio diretto al mio account Twitter dove mi si riprendeva per l’eccessivo uso dei puntini di sospensione che io farei negli articoli che scrivo per questo giornale online o per altri cartacei con cui collaboro. Coloro che mi leggono costantemente credo sappiano che non li uso praticamente mai, ma questo voleva essere solo un altro esempio.
Avrete notato come tutti siano diventati esperti di tutto: allenatori in occasione dei Mondiali di Calcio, musicisti in occasione di San Remo, politologi quando ci sono questioni politiche importanti, insomma una degenerazione del tuttologo alla Roberto D’Agostino al quale però la cultura non manca, e nemmeno le capacità, come il successo del suo Dagospia testimonia. Ora che fare?
Dato che la moda dello scrivere qualsiasi cosa su qualsiasi argomento non importa quanto io poco ne sappia perché ciò che importa è che io sia lì dove credo di dover essere, non passerà tanto presto, non ci resta forse che eliminare i profili delle persone a cui vogliamo bene per evitare di leggere le pochezze di cui sono capaci? O continuare a tenerli tra gli “amici” senza soffermarsi sui loro post imbecilli? O l’uscita in massa dai social?
Buon lunedì e buona settimana a tutti.
(16 febbraio 2015)
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