di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso
La trappola in cui nessuna persona con buon senso deve cadere è quella di inseguire i deliri finto ideologici degli Amicone, Adinolfi e associazioni clerico fasciste. Non lo dobbiamo fare perché le posizioni che esprimono sono non solo minoritarie nella società italiana, ma provocano un silenzioso, non per questo meno importante, disgusto da parte dei cattolici che davvero operano nella chiesa. Queste sentinelle in piedi e accoliti vari, usano i temi della libertà d’opinione, dell’autodeterminazione dei corpi, dell’educazione sessuale, dei diritti delle persone lgbt, come grimaldello per tenere alto il conflitto interno alla chiesa perché il rinnovamento in atto, pur con le evidenti contraddizioni, fa impazzire i reazionari. Adinolfi a La Zanzara, programma radiofonico che vive grazie ai microfoni sempre aperti offerti a razzisti, omofobi, machisti di tutte le risme, dichiara “La moglie dev’essere sottomessa e il preservativo non serve”, avremmo, quindi, dovuto attenderci una reazione furibonda da parte delle associazioni femminile e femministe, che invece hanno taciuto. Perché? La storia e la sapienza delle donne ci indicano la strada maestra che dobbiamo saper percorrere con più coraggio: non dar fiato al nemico, affermare le nostre ragioni, attaccare solamente quando si è costrette e, con la capacità di non farlo in solitudine. In una recente riunione a Bologna le associazioni lgbt insieme ad altre reti che si occupano di diritti, hanno concordato una campagna, ancora in via di definizione tecnica, che finalmente è affermativa e non oppositiva. Spero anche che altri strumenti come la trascrizione dei matrimoni stipulati all’estero o l’istituzione dei registri comunali delle unioni civili (a parte Roma perché assumerà un evidente potente messaggio politico nazionale) siano rapidamente dismessi, perché non portano nulla di nuovo dal punto di vista sostanziale e, non ci permettono di agire, finalmente unite e uniti, rispetto all’obiettivo vero: una legge. Ho letto, con grande divertimento personale, prese in giro e gustose rampogne nei confronti degli Adinolfi e compagnia, l’ironia è un’arma potente e, che costruisce consenso, mentre la rabbia, la sfiducia, le invettive fanno più male a noi che ai nostri avversari. Non forniamo la patente di attori del dibattito pubblico sui diritti e le libertà a settori marginali, ancorché compatti e con molti soldi a disposizione. Se proprio qualcuno ha voglia di scontrarsi con questi campioni della contemporaneità medioevale, scelga il terreno della coerenza personale, molto sensibile per predicatori della famiglia unica, indivisibile, naturale, cattolica e apostolica, smascherando questa masnada di divorziati, separati, pubblici astinenti, ecc. ecc. In via generale però l’indifferenza è il miglior atteggiamento, presidiando i luoghi strategici dove questi infervorati possono far danni, tra cui la scuola, dove, li sì, è necessario rispondere colpo su colpo per difendere il pluralismo e l’istruzione pubblica.
(23 gennaio 2015)
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