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Ciò che mi rende furiosa di Gisella Calabrese: Je ne suis pas Gasparri

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Gisella Calabrese 03di Gisella Calabrese  twitter@giscal77

Ho lottato con me stessa molto tempo per non esprimermi in merito a questo signore, ma dopo gli ultimi avvenimenti non posso più auto-censurarmi, sento che devo liberarmi prima di scoppiare, altrimenti correrei il rischio di fare la sua stessa fine: prendermela con tutto il mondo.

Ovviamente mi riferisco a sua santità il querelante Maurizio Gasparri. Invidio fortemente tutti quegli esseri umani sparsi nel mondo che non sanno nemmeno della sua esistenza, noi italiani, purtroppo, non abbiamo avuto la stessa fortuna. Se fosse un comico sarebbe stato anche malcelatamente sopportabile, ma in veste di vice presidente del Senato no, proprio non si può tollerare.

Passi la sacrosanta libertà d’espressione in un Paese che, almeno sulla carta, si professa libero di farlo ma, tra l’esprimere un’opinione più o meno condivisibile e offendere pesantemente chiunque non rientri nelle proprie simpatie, ci passa in mezzo un bel tir. Il bello (si fa per dire) è che Gasparri dà sfogo a tutta la sua rabbia repressa tramite il suo account Twitter (vorrei proprio conoscere il folle che gli ha spiegato – anche male – come si usa!) sparando come una scheggia impazzita contro chiunque osi fargli notare qualsivoglia incongruenza nel suo operato o chiunque gli stia antipatico, a priori. Come se non bastassero le continue ospitate e comparsate in televisione.

Siamo onesti: ciò che risulta evidente è la profonda antipatia verso chiunque scriva o respiri, fossero pure cani, gatti, uccelli o semplici pubblicità. Memorabile fu il botta e risposta tra lui e l’account ufficiale di Italo Treno che, prima ha replicato alle diffamazioni liberate da Gasparri e poi ha provveduto a querelarlo. Proprio lui, il querelatore per eccellenza che va in giro con penna e taccuino per segnare i nomi di tutti quelli che deve imprescindibilmente inserire nella sua lista nera. Non sia mai detto che se ne salvi qualcuno! Montezemolo, infatti, non la prese molto bene e probabilmente la cosa finirà in tribunale. Come si suol dire, chi di querela ferisce…

Tuttavia, la cosa che mi manda letteralmente ai pazzi sono i suoi tweet misogini, sessisti, bullisti, razzisti e carichi di acidità, manco avesse un reflusso gastroesofageo perenne. In primis il famigerato caso con la giovane ragazzina fan di Fedez (uscì su tutti i giornali), che osò difendere il suo beniamino dagli insulti di Gasparri, salvo poi beccarsi commenti al vetriolo su un suo presunto sovrappeso. Al di là del fatto che non è mai giusto (né elegante) giudicare qualcuno in base al suo aspetto fisico, non è che monsieur Gasparri sia questo adone, eh?

Con tutte le difficoltà che gli adolescenti devono affrontare in un’età così delicata, come si può tollerare un simile comportamento da una delle più importanti cariche dello Stato? A cosa servono allora le campagne di promozione sociale contro il bullismo se il vicepresidente del Senato in primis non rispetta le regole del non offendere?

E veniamo al secondo, dolente punto: il cinguettio alla cicuta sulle due volontarie italiane rapite in Siria, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Che siano state sprovvedute, un tantinello malate di protagonismo e sicuramente discutibili è fuor di dubbio praticamente per tutti, ma da qui ad affermare che le due giovani siano andate ad Aleppo per fare “sesso consenziente con i guerriglieri” (parole testuali) questo no, è decisamente troppo. Poco importa se la notizia sia falsa, sessista e tendenziosa, ciò che importa davvero -in maniera a dir poco grottesca- è che sia stato proprio lui a ritwittare una stupidaggine simile senza controllare la fonte. All’estero le cariche politiche si dimettono per molto, molto meno. Noi purtroppo non abbiamo la stessa sorte, dobbiamo farcene una ragione.

Oltre al danno anche la beffa perché, a ben vedere, serve a poco l’ondata di indignazione che il querelatore innesca ogni santo giorno, anche in più riprese (nemmeno fosse una dose di insulina per diabetici). Invocare dimissioni, vergogna, comprensibile sdegno e anche un po’ di rabbia nulla può contro lo scudo inattaccabile del senatore che, in maniera ancor più incomprensibile, non dimostra mai il minimo rimorso, non pone mai delle scuse, non tenta nemmeno maldestramente di trovare uno straccio di giustificazione ai suoi deliri cinguettanti. Che sia per mancanza di senno o per pigrizia, è un dato di fatto.

Nessuno si salva dai suoi deliri: capi di stato, intere nazioni, allenatori, politici, giornalisti, onesti quanto ignari lavoratori (e annesse categorie), immigrati, persino cartoni animati inesistenti nella realtà (ma evidentemente molto reali nel suo mondo immaginario). Credo che l’unico ad essersi salvato (per ora) sia solo il Santo Padre, ma è stato avvisato: se parla male della mamma, il Papa parte de capoccia, eh?!

Se fossimo in un film tutto ciò suonerebbe grottesco, incredibile ed eccessivamente caricaturizzato, ma sarebbe solo finzione e nel meraviglioso mondo del cinema tutto è concesso alla satira, ma qui, amici miei, siamo davanti ad una vera, tragicomica realtà in cui anche le terribili battute del senatore non farebbero ridere nemmeno i proverbiali polli.

Come ha scritto qualcuno ben più autorevole di me, l’account twitter di Gasparri è pessimo, io direi il peggiore che sia mai esistito nella storia dei social newtork. E’ un innegabile dato di fatto, ma la cosa che mi sconvolge, che mi fa infuriare, che mi fa venire l’orticaria è che sia il rappresentante di una fetta di italiani che lo vota, lo segue e lo appoggia persino dopo le sue improponibili sparate a caso. Io non mi sento rappresentata da questo individuo, non solo perché ho un diverso “credo politico”, ma perché, al di là di tutti i sofismi possibili, non posso accettare tutto ciò che si ostina irriducibilmente a manifestare senza il minimo senso di colpa. E non è una questione politica, è una questione di umanità.

Cordialmente vostra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23 gennaio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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