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Il Punto di Aurelio Mancuso, Charlie Hebdo: l’interessata confusione tra libertà d’opinione e incitamento all’odio

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Aurelio Mancuso 02di Aurelio Mancuso  twitter@aureliomancuso

In questi giorni lateralmente ai tragici fatti di Parigi, sono riemerse qua e là tesi per cui ciò che è accaduto abbia anche una attinenza con il fatto che un giornale come Charlie Hebdo è stato colpito perché sbeffeggiava in particolare la religione islamica (falso: prendeva in giro tutte le religioni e tutte le ideologie) e, che sia necessario preservare una libertà assoluta di pensiero a differenza di quanto sostengano le solite lobby gay o ebree. Insomma secondo questi fenomeni della difesa dell’opinione, che guarda caso trova molto consenso nelle aree clericali reazionarie e del neo nazifascismo (ma che attecchisce anche in alcuni ambienti della sinistra) l’occidente deve difendere la sua possibilità di promuovere e difendere ogni idea.

Questo discorso sembra che sia buono naturalmente solamente per salvaguardare gli “unificanti valori dell’occidente”, che quando poi sono enucleati sono quelli del cristianesimo, della patria, della famiglia naturale (e patriarcale), e così via. Non stupirà, quindi, che i leghisti e i vari partitini della destra italiana siano divenuti di colpo i più infiammati campioni della difesa delle nostre libertà, contrapposte a quelle di un islam ritenuto intriso di sentimenti anti democratici. Si mischiano volutamente questioni assai differenti per trarre pericolosamente vantaggio elettorale da una situazione di oggettiva confusione, che favorisce soluzioni consolatorie e propagandistiche, che per nulla incidono sulle radici storiche, sociali e culturali degli attentati di matrice fanatica musulmana. Infatti, la difesa delle libertà e delle opinioni è già scritta nelle carte costituzionali delle democrazie, non ha bisogno di ulteriori specifiche, si tratta di applicare le leggi e di dargli forza, così come hanno fatto generosamente i milioni di persone che in questa settimana hanno sfilato a Parigi e in tutta la Francia. Ben altra cosa è l’incitamento all’odio che può e, molte volte produce, crimini violenti perpetrati nei confronti di persone discriminate in base alla loro appartenenza, vera o presunta, a determinati gruppi sociali, solitamente in base alla provenienza, alla religione, all’orientamento sessuale, l’identità di genere, al colore della pelle o tratti somatici, condizioni di disabilità fisica o psichica.

In Italia la discussa Legge Mancino, che dal 1993 si occupa in particolare del nazifascismo quando incita alla violenza e alla discriminazione in ragione della razza, etnia, religione, nazione, è ora in fase di revisione, languente al Senato, per estenderla anche per le persone lgbt. Un pasticcio fuoriuscito dalla Camera, che la destra osteggia apertamente e che la sinistra lascia imputridire per non riaprire una discussione interna di non facile risoluzione. L’incitamento o il discorso d’odio (che ha una sua specificità) possono ritenersi libertà d’opinione? Per i clericali italiani (e non solo) assolutamente sì quando si tratta di persone omosessuali, e quando invece riguarda i cristiani? E per i gli iper libertari, sono da difendere comunque le spregevoli pagine che su Fcebook insultano le persone down e che si augurano la loro discriminazione fino alla soppressione? Dibattito complesso, che evidentemente apre questioni amplissime, che dalla ristretta bagarre sulla “invasione fisica e culturale” degli islamici, interroga direttamente anche i valori e i disvalori occidentali.

Per quanto mi riguarda rimane valida l’osservazione di Jean-Paul Sartre: “Mi rifiuto di chiamare opinione una dottrina che prende di mira espressamente persone determinate, che tende a sopprimere i loro diritti e a sterminarle”. Per questo ritengo, che seppur non esaustive, tutte le tutele previste in ambito europeo, (spero che presto sia finalmente varata la direttiva orizzontale sulle discriminazioni) e le leggi di tutela dalle discriminazioni, siano la migliore evoluzione di una lunga battaglia contro le esclusioni e le emarginazioni e che chi le contrasta, di solito, ha una volontà di dominio rispetto al pluralismo che ci siamo conquistati. In ultimo a chi parla a sproposito della satira di Charlie Hebdo, rammento che come tutti i giornali satirici più o meno feroci, il loro bersaglio sono i poteri e la strumentalizzazione dei simboli religiosi e politici, attuando così, una robusta difesa ad ogni forma di discriminazione dei deboli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(12 gennaio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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