di Daniele Santi
Non c’è davvero proprio più bisogno di far finta di essere buoni: le feste sono finite, babbo natale è arrivato, la befana pure, col suo contorno di carbone (dolce… In fondo cosa sarà mai…), si spengono le luci, i festoni, e anche i sorrisi.
Siamo finalmente liberi di ritornare al ghigno che ci fa suoi per undici mesi e 16 giorni, possiamo finalmente mettere da parte gli auguri, le pacche sulle spalle, gli abbracci di circostanza (mai forse così sinceri come in quelle occasioni) e ritornare alla nostra adrenalinica competizione senza senso, senza cervello e senza talento.
Abbiamo compiuto il nostro dovere di esseri umani: siamo stati buoni nei giorni comandati, ora – che il calore del cuore, i din don dan dei grandi magazzini, il sapore del panettone (li vendono a 2 euri tondi ora, correre correre!), ed il bacio della mamma sono spariti – liberi siam di peggio esser che pria.
Con buona pace di chi nella Pace (lo so che è una ridondanza, non lo sapessi) ci crede sul serio.
Caustico? Naturalmente, ma bisogna pur ridere del nostro essere disgraziati.
(7 gennaio 2015)
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