di Giovanna Di Rosa
Non c’è pace per gli stati totalitari messi in crisi dai loro stessi cittadini: in Arabia Saudita due donne sono a processo per terrorismo (terrorismo!) per avere osato sfidare la legge maschile, maschilista e machista del divieto di guida per le donne, e languono nelle patrie galere da un mese.
Le due donne, Loujain al-Hathloul e Maysa al-Amoudi, saranno presto sentite dai giudici criminali – è il nome dell’unità non una valutazione – che sono stati incaricati dai maschi al potere di valutarne le colpe. Le due erano già nel mirino delle autorità per avere espresso opinioni via web sul regime di Riyad.
La legge saudita non vieta alle donne di guidare, al contrario non fa distinzioni tra donne e uomini, ma le autorità di ostinano a non permettere alle donne di conseguire la patente e quando qualcuna di loro riesce nell’intento di superare l’esame, la patente non le viene consegnata.
Secondo quanto afferma Human Rights Watch, “le autorità saudite stanno incrementando la repressione sulle persone che criticano pacificamente il governo su internet (…) usano le disposizioni vaghe previste in una legge anti crimini informatici del 2007 per accusare e processare cittadini sauditi per tweet pacifici e commenti postati sui social network”.
(27 dicembre 2014)
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