di Il Capo
La minoranza PD ha scelto come cavallo di battaglia all’assemblea PD di cui abbiamo seguito via streaming le gloriose gesta, quello dell’empatia verso la classe operaia che ha marciato sotto l’egida dell CGIL, il 12 dicembre scorso. Si tratta degli stessi uomini del PD che hanno sostenuto i precedenti governi tecnici, quello di Monti in particolare, che agli stessi operai che hanno manifestato il 12 dicembre, lo hanno messo allegramente in quel posto. Ai tempi Camusso e la CGIL gridarono molto meno.
Stefano Fassina parte dalla difesa di questa povera gente che il PD ha il dovere di rappresentare, quando era viceministro ne parlava assai meno, ma è evidente dopo pochi minuti di un discorso vuoto e retorico che per fortuna dura poco che il suo obbiettivo è l’attacco frontale a Matteo Renzi colevole di “delegittimare” a suo dire ” coloro che la pensano diversamente”; poi compie un capolavoro quando si infuria, diventa paonazzo e grida a Renzi che non gli “permetterà più” una simile delegittimazione personale e di idee differenti, chiarendo una volta per tutte – semmai non si fosse capito – che l’opposizione a Matteo Renzi è dettata da rancori personali e non da questioni politiche.
(14 dicembre 2014)
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