di La Karl Du Pigné twitter@lakarldupigne
So che non ci crederanno in molti, ma io quando sento gli inni nazionali mi emoziono. Non solo quello italiano, che ci starebbe pure. Io non amo particolarmente il calcio, prediligendo alcuni sport diciamo “nobili” come lo sci di fondo, la scherma, ma in verità vedo un poco di tutto. Mi mancano solo le competizioni dei cani da pastore che recuperano le pecore e le sistemano nei recinti e le gare di tamburello. In ogni caso, quando gli atleti salgono sul podio e ascoltano emozionati il loro inno nazionale, io mi sciolgo. Se poi sono emozionati e versano lacrime, allora mi si aprono le acque. Che ci devo fare, sono fatta così. Spesso mi sono detta quanto fossi cretina, ma poi invece ho trovato il risvolto positivo di questa sciocchezzuola: perché non essere fieri di quel momento, della vittoria in una competizione, nel portare alto il nome del proprio Paese in una manifestazione sportiva. Già, perché non esserlo.
Proprio oggi sfogliavo un quotidiano e ho pensato che quella lacrimosa sciocchezzuola non aveva proprio senso. Mafia, politici e amministratori locali corrotti, cooperative prezzolate, fiumi di soldi pubblici, i nostri, che se ne vanno nelle tasche di faccendieri senza scrupoli. E io, di quale fierezza vado blaterando se questo è il quadro dell’Italia per la quale mi emoziono ascoltando l’inno di Mameli.
Non sono affatto fiera di questo Paese affamante, corrotto, sporco. E non è una questione di ideologia o di populismo di bassa lega. Qui si tratta di gente ladra e disonesta che è riuscita ad accedere a posti di potere e di comando e non avendone abbastanza ha continuato a delinquere alle nostre spalle. Provo poi profondo ribrezzo a pensare che settori così delicati come quelli dell’emergenza sociale (gli immigrati, i senza fissa dimora, gli invalidi, gli ex detenuti) siano stati saccheggiati da una tale orda di ladri che si sono vigliaccamente trincerati dietro la facciata delle cooperative sociali. Un magna magna senza precedenti ma del quale avevamo già avuto il sentore con quel Batman in Regione Lazio e i suoi allucinanti rimborsi, lo scandalo delle assunzioni pilotate Ama, i biglietti falsi Atac, di pochi giorni fa il nuovo scandalo della Metro C, in odor di appalti truccati. Questo mondo non mi appartiene, mi è lontano migliaia di anni luce. Passeranno anni e non tutto sarà ripulito.
Nel frattempo nella mente e nella memoria delle persone comuni passeranno le immagini degli immigrati di Tor Sapienza, le reazioni degli abitanti di quella zona che non vogliono il diverso di fronte a casa loro. Quelli uguali a loro intanto faranno in modo di continuare a far arrivare centinaia e centinaia di disgraziati bisognosi di aiuto e li sistemeranno in periferie lontane e già incandescenti, daranno loro pasti al limite della decenza e pagheranno due lire tutti gli operatori e assistenti sociali. Mi deprimo solo a scriverle, queste cose. E ancora una volta a noi non ci caga nessuno, nemmeno in questi casi. E chiaro anche il perché: siamo una nicchia per niente appetibile e su gay, lesbiche e trans si fanno pochi progetti e quindi pochi investimenti. E se uno è gay e nero e immigrato, guadagnano sul colore e sulla provenienza.
Anche in questi caso ci resta un malinconico oblio e a me, tapina, un notevole imbarazzo, la prossima volta che ascolterò fiera “Fratelli d Italia” e penserò a tutto questo. Le lacrime mi dovranno scendere per altri motivi.
Spero però che vadano tutti in galera, con pasti al llimite della decenza e turni di lavoro massacranti. Gratis.
(9 dicembre 2014)
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