di Daniele Santi
Erano una quarantina, forse cinquanta, di fronte alla sede del Municipio V di Torpignattara, popolare e popoloso quartiere romano, al centro delle manovre di una destra intollerante e svergognata che cerca, senza riuscirci, di alimentare la tensione sociale in nome di una invivibilità e di un imbarbarimento del quartiere e di un ritorno alle politiche di Aledanno. Si autodefinivano “il popolo di Torpignattara”, questi quaranta forse cinquanta, che stazionavano sotto un grande striscione con il tricolore – perché sono Italiani solo loro – e gridavano “Buffone! Buffone!” al presidente del Municipio che non “usciva” dal suo ufficio per “parlare col popolo”, che eran sempre quei quaranta forse cinquanta età media over 55.
Di nessun effetto il megafono con cui il capocomico pretendeva di arringare la folla con parole politicamente sterili, vittimistiche e vagamente offensive. L’intolleranza è servita a Torpignattara, e non ha granché a che vedere con la vivibilità del quartiere, piuttosto affonda le sue radici nella voglia di riscatto di una Destra incapace di ricostruirsi su basi politiche.
(28 novembre 2014)
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